Commissione regionale riconoscimento partigiani

La Commissione regionale riconoscimento qualifica partigiani Emilia-Romagna (denominata anche Commissione regionale riconoscimento qualifiche partigiane Emilia-Romagna), fu istituita il 23 novembre 1945 con decreto dell'allora presidente del Consiglio Ferruccio Parri, in attuazione del d.l.lgt. del 21/8/1945 n. 518.

Quest'ultimo prevedeva la costituzione di commissioni regionali su tutto il territorio nazionale, dipendenti dal ministero dell'Assistenza post-bellica, per il riconoscimento delle qualifiche di partigiani e patrioti, oltre che per l'esame delle proposte di ricompensa al valor militare.

I riconoscimenti, che avvenivano dietro presentazione di adeguata documentazione sull'attività partigiana svolta, prevedevano una gerarchizzazione delle qualifiche, equiparate ai gradi militari dell'esercito. Il partigiano riconosciuto aveva diritto a un trattamento economico una tantum, liquidato dal competente Distretto militare ed equivalente agli assegni di guerra percepiti dai militari inquadrati nell'esercito regolare.

La commissione emiliano-romagnola ebbe sede a Bologna, in via Garibaldi 2, ed era formata da 13 membri: due per ciascuna delle 5 formazioni partigiane riconosciute, due in rappresentanza delle Forze armate, e dal presidente Leonillo Cavazzuti. Facevano capo alla commissione gli Uffici distaccati di segreteria, con sede nei vari capoluoghi di provincia, addetti alla istruzione delle pratiche e al relativo inoltro alla Commissione.

Presso l'Istituto Storico Parri - Bologna Metropolitana, con sede a Bologna in via Sant'Isaia 18, è conservato l'archivio che raccoglie la documentazione sull'attività della Commissione.

Le eventuali incongruenze fra le date indicate nel cosiddetto "ciclo operativo" come inizio e fine dell'attività partigiana e quelle della biografia dello stesso riportate nella scheda personale in questo sito, possono trovare almeno parziale giustificazione nel fatto che subito dopo la guerra, al momento dell'attività della Commissione, le conoscenze e i riscontri sulle vicende di deportazione o fucilazione erano ancora imprecise o lacunose.

 

 

 

 

 

 

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