IMI - Decessi, lavoro, posta, rientro

 

Gli internati militari bolognesi. Una analisi preliminare.

a cura di Fabrizio Tosi

 

4. I decessi

 

4.1. Le date di morte:

Settembre - Dicembre 1943 21
Gennaio - Maggio 1944 132
Giugno - Dicembre 1944 179
Gennaio - Dicembre 1945 156
1946 2
Totale decessi  490

 

La divisione del 1944 in due parti è effettuata appositamente perché una delle statistiche più complete dei prigionieri, elaborata dallo OKW, in data 1/6/1944 conta 578.093 IMI.

Evidentemente, come dimostra il dato bolognese, rispetto al settembre 1943, parecchie migliaia di IMI dovevano già essere deceduti, al netto degli optanti per la RSI. Nel caso bolognese circa il 31% degli internati era deceduto nei primi 8 mesi di prigionia.

La cosiddetta “civilizzazione” avvenuta tra agosto e settembre 1944 non sembra aver influenzato in alcun modo il tasso di mortalità che appare, piuttosto, legato al peggiorare delle condizioni generali della vita e del lavoro nei campi, nonchè all’intensificarsi dei bombardamenti alleati.

Inoltre, come detto sopra, con tutta evidenza la percentuale dei deceduti è sovradimensionata nel campione in quanto sono di più facile reperibilità negli Archivi, i documenti concernenti i decessi e le sepolture.

Sono inseriti anche una quarantina di decessi avvenuti successivamente alla liberazione dei campi, ma direttamente collegati alla prigionia e avvenuti in ospedali tedeschi o austriaci o direttamente nei Lazaret dei campi.

 

4..2 Cause di morte note:

Malattia 176
Bombardamento 61
Fucilazione 8
Incidenti 15
Suicidio 1
Totale  261

 

Esempio di certificato di morte per TBC di Bencivenni Dario in data 13 gennaio 1945 (fonte Arolsen Archives, 2.2.2.2, 76920704):

 

Notevole il numero di decessi a seguito di bombardamento e le malattie legate alle pessime condizioni igieniche, dovute alla TBC in primis. Debolezza generale e problemi cardiaci stanno a testimoniare le condizioni di duro sfruttamento dei militari come lavoratori coatti, anche dopo la cosiddetta“civilizzazione".

Due delle fucilazioni sono riconducibili al ben noto episodio di Wilhelmshohe, Kassel.

Di seguito un esempio di certificato di morte per bombardamento di Athos Barilli, in data 31 maggio 1944, nella città di Hamm, Westfalia (fonte: Arolsen Archives, 2.2.2.2, 76700978):

 

 

4.3 Le sepolture d’onore

Dopo la fine della guerra i familiari cercarono notizie delle salme dei loro congiunti e, con l’aiuto di varie autorità, per quanto noto, una trentina di salme rientrarono in Italia.

Ma molte di più rimasero nei luoghi di prima sepoltura, spesso nelle cittadine vicine ai campi o ai lazzaretti. Molte altre invece furono traslate nei Cimiteri militari italiani d’onore. Vediamo:

Austria: 10 salme riposano nel Cimitero di Mauthausen a fianco dei deportati, ma anche di molti soldati della I° guerra mondiale.

Germania: Amburgo: 53 salme; Berlino: 9 salme; Francoforte sul Meno: 27 salme; Monaco di Baviera: 5 salme.

Polonia: 16 salme riposano nel cimitero militare di Bielany a Varsavia

Francia: una salma riposa nel sacrario di Saint Mandrier

 

5. Il lavoro coatto

 

Come è noto nel corso dell’estate del 1944, a seguito di un accordo tra Hitler e Mussolini, si decise di trasformare gli IMI in lavoratori civili, prima sulla base di adesioni volontarie, poi, constato il fallimento dell’adesione volontaria, si decise di procedere d’ufficio.

Sulle 300 circa civilizzazioni rilevate ben 208 sono relative al 1 settembre 1944, data “ufficiale” dell’inizio della trasformazione da IMI in “lavoratori liberi”.

Significativo il dato delle civilizzazioni al 30 settembre 1944 perché sono tutte riferite, senza eccezioni, a quelle avvenute nei campi austriaci, particolarmente Gneixendorf e Pupping, nel distretto militare di Vienna.

Come è noto gli IMI costituivano una potenziale fonte di mano d’opera semi gratuita per l’industria tedesca e ci sono schede di imprese che già da fine settembre 1943 hanno nel loro organico a disposizione gli internati militari italiani, secondo i piani di A. Speer e di F. Sauckel, plenipotenziario per la mano d’opera.

Coerentemente con quanto deciso dai sopracitati personaggi, gli internati bolognesi vengono assegnati prioritariamente alle grandi imprese dia armamenti, meccaniche e chimiche, alle miniere, al servizio ferroviario o ai lavori pubblici nelle città. Meno frequenti le assegnazioni a lavori agricoli, industria alimentare o altri servizi.

In 259 casi conosciamo genericamente solo il numero di Arbeitskommando. Mentre in oltre 2.000 casi circa conosciamo il luogo di lavoro, la Cassa malattia (AOK) aziendale o distrettuale o almeno la città nei cui registri gli internati erano rilevati.

Risultano assegnati al lavoro anche sottufficiali e tenenti. In solo due casi ci sono evidenze di ufficiali superiori assegnati al lavoro.

Aziende in cui risultano le maggiori presenze:

F. Krupp, Essen – acciaierie

 31

Ruhrsthal AG, Welper - acciaierie

 29

Erla Werke, – produzione di Lipsia parti di aereo

 27

Miniere di Saargruben, Renania Palatinato

 24

M.A.N., Maschinen Augsburg Nurnberg - veicoli

 16

I.G. Farben, Ludwigshafen – chimica di base

 16

Gussthal fabrication, Bochum - acciaieria

 15

Mannesmann, Duisburg - tubi

 13

Gruppo Junkers – produzione di aerei

 12

D.K.K. Scharfenstein, impianti refrigeranti

 11

Werk Schopau, Leuna Werke, conglomerata I.G. Farben

 10

Chn Mansfeld, Lipsia – macchine da cucire

  8

Accumulatoren fabrik, Hagen

  8

Hasag, Lipsia – oggetti in metallo

  8

Zuckerfabrik, Halbertstadt – prodotti alimentari

  7

Eibia, Bassa Sassonia – esplosivi e prodotti chimici

  7

Portland Zementfabrik - cemento

  7

Tromka, Lipsia - meccanica

  6

Nibelungen Werke, Herzograd – carri armati

  6

Sachsische Gusthal Werke, Pirna - Acciaeria

  6

Deutsche Reichbahnbesserung, varie città, riparazioni ferroviarie

  6

Wieland Werke, Vohringen – apparecchiature elettriche

  6

Metallwaren, Treuenbrietzen - prodotti in metallo

  6

Brabag, Bohlen – produzione benzina sintetica

  5

Daimler Benz - veicoli

  5

Mitteldeutsche Sthalwerke - acciaieria

  4

 

Sono presenti anche tante assegnazioni a industrie pesanti e meccaniche di minori dimensioni sparse per tutta la Germania.

Di assoluto rilievo le assegnazioni nella zona di Lipsia facente parte del distretto IV di Dresda, le zone della Renania Westphalia, di Hannover, Amburgo e di Monaco-Norimberga.

In particolare sono state riscontrate 161 occorrenze per ditte o registrazioni della città di Amburgo, 171 per la Bassa Sassonia, 84 per Lipsia, e 88 complessivamente per la Baviera, distinte tra Monaco, Norimberga e Augsburg, 24 occorrenze per le miniere della Saarland.

Il primato spetta al Nord Renania Westphalia con 349 occorrenze, la zona più industrializzata della Germania con le fabbriche della Krupp e le imprese presenti nel circondario della Ruhr.

Sono rilevati numerosi casi di iscrizione nelle liste dell’assistenza sanitaria (AOK) di varie città, grandi e piccole, libretti di lavoro e documenti ricavati dagli archivi aziendali. Le prime assegnazioni di lavoro risalgono già alla fine di settembre 1943 e risultano parecchi casi di presenza al lavoro fino ad aprile/maggio 1945.

 

6. La posta: Io sto bene come spero di voi…

Con molte difficoltà era possibile per gli internati, specialmente nei campi della Germania centrale, trasmettere alle famiglie alcune notizie con le apposite cartoline. Sempre però rimarcando la buona salute: evidentemente un prerequisito per la partenza della posta.

Nei primissimi giorni di prigionia le cartoline erano precompilate in francese e non davano alcuna indicazione pratica in quanto si trattava spesso di sedi non definitive. Come in questo esempio, una cartolina scritta dal tenente Rossodivita Camillo alla famiglia dallo Stalag 333 di Benjaminowo, Governatorato Generale di Polonia, uno dei campi principali per l’internamento degli ufficiali.

 

 

 

Successivamente le cartoline diventano più personali e dirette. Vedi l'esempio di un altro ufficiale, Santucci Decio.

 

 

Vediamo ora invece la cartolina di un contadino, Nerio. Qui, dopo il rituale richiamo alla buona salute, emergono i ricordi del lavoro dei campi, la fame e il desiderio del tabacco.

 

 

7. La liberazione, il rientro

Sarebbe opportuno parlare di liberazioni al plurale, perché date e modalità di rientro in patria sono state spesso molto diverse tra di loro.

I rientri avvenivano di solito presso i centri di Bolzano, Pescantina-Verona, Milano, Como e Genova.

Restano circa un centinaio di schede identificative di bolognesi, compilate dagli alleati nei campi di raccolta:

Eccone un esempio, di Loris Candini, nato a Castel San Pietro (fonte:Arolsen Archives, 3.1.1.1, 66754455) :

 

Scorrendo le liste di rientro degli internati compilate dalla Croce Rossa nei vari punti di raccolta si evidenzia come i primi rientri avvennero già dalla seconda metà di maggio, con il picco nei mesi estivi, per andare a scemare fino a novembre 1945.

Le date di liberazione sono meno note, ma, certamente, alcune avvennero già nel mese di aprile.

Diversa la sorte di centinaia di Imi che, trovandosi nei campi polacchi più a est, IB di Hohenstein, IA di Stablack e I F di Sudauen, vennero liberati già nel gennaio 1945 dall’Armata Rossa, ma che, sia per le difficoltà di trasporto che per il perdurante stato di belligeranza, vennero “trattenuti” dalle forze alleate e “affidati” all’URSS.

La loro storia si interseca con quella dei prigionieri dell’Armir, senza di solito seguirne il tragico destino. In ogni caso sono noti alcuni casi di rientro tardivo, fino al febbraio 1946, per alcuni Imi bolognesi, tra cui il padre dell’autore.

Vedasi estratto del foglio matricolare di Carlo Tosi, già prigioniero dello Stalag IB di Hohenstein (fonte: archivio privato):

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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