Ci portano via! ...ci trasferiscono al nord ...ci mandano a lavorare in Germania
È il grido da un camion in partenza, il messaggio scritto in fretta su un pezzo di carta e lanciato dalla tradotta in corsa. È il grafito in una prigione, la notizia affidata ad un secondino compiacente o al compagno fortunato che sta per uscire dal carcere. Descrive la lacerazione di chi è strappato ai propri affetti, alla propria casa, ai compagni di lotta, e sta per inziare un viaggio che sarà spesso senza ritorno. Testimonia la disperazione che accomuna i partigiani arrestati agli ebrei catturati, i civili rastrellati ai detenuti trasferiti, ai militari fatti prigionieri.
Ci portano via vuole dar voce alla storia e alla memoria delle vittime della repressione nazista e fascista tra il 1943 e il 1945. Sia dei bolognesi, che di coloro che pur provenienti da altre province e regioni, talvolta nazioni, nel territorio bolognese iniziarono la loro vicenda di arresto, deportazione, invio al lavoro coatto, o fucilazione.
Deportazione politica e "razziale" nei Konzentrationslager dell'apparato SS nazista, invio al lavoro nelle fabbriche del Reich e fucilazione, dunque, trattati insieme.
Dall'autunno 1943 il carcere bolognese di San Giovanni in Monte divenne luogo di concentramento sia per gli antifascisti e i partigiani che per gli ebrei, che talvolta sullo stesso camion furono poi trasferiti ai campi di Fossoli o Bolzano ad attendere ciascuno il proprio treno per il nord. Altri saranno portati via da quelle celle per fare un viaggio assai più breve, fino a piazza Nettuno o al poligono di tiro, ai colli di Paderno o a San Ruffillo, dove troveranno ad attenderli un plotone di esecuzione.
A seguito del medesimo rastrellamento, come accadde ad esempio all'inizio del dicembre 1944 nel Persicetano, mentre una parte dei resistenti, o loro presunti complici, veniva avviata a fucilazione a Sabbiuno di Paderno, altri erano messi in partenza per Bolzano, da dove la maggior parte proseguì per Mauthausen e i suoi sottocampi. In una stessa famiglia ci saranno sia fucilati che deportati, ma fino a dopo la Liberazione, non si avrà notizia o certezza né degli uni né degli altri. Possiamo separare quelle storie, dividere quella memoria?
Il progetto Ci portano via ha cominciato il suo percorso il 27 gennaio 2015, in occasione del 70° della Liberazione, per proseguire nel tempo acquisendo nuovi dati e materiali e affrontare anche altri temi, come quello dell'internamento militare. Vorrebbe essere un laboratorio aperto alla collaborazione di tutti, con l'ambizione di poter servire come luogo di documentazione storica e supporto alla didattica, stimolo alla riflessione e presidio di quella Memoria dell'Olocausto che ci impone oggi più che mai di non dimenticare.
Il progetto Ci portano via è a cura di Andrea Ferrari e Paolo Nannetti.
Collaborano: Angela Berzuini, Ines Miriam Marach, Fabrizio Tosi, Davide Cerè, Marco Orazi.