BACK
FUCILATO A SAN RUFFILLO

NANNUCCI OTELLO

Nato il 29 luglio 1911 a Scandicci (FI)
Residente a Firenze (FI)
Arrestato il 12 dicembre 1944 a Bologna (BO)
Luoghi di detenzione: carcere di Bologna
Fucilato il 10 febbraio 1945 a San Ruffillo
nessun numero assegnato

Nannucci Otello, «Campo», da Silvio e Argia Cristiani, nato il 29 luglio 1911 a Scandicci (FI); residente a Firenze. Sarto.

Di famiglia antifascista (il fratello Tullio morì a seguito delle percosse ricevute da una squadra di fascisti), aderì alla Resistenza nella zona dell’Oltrarno fiorentino.

Nell'autunno del 1943 la sua casa divenne deposito provvisorio di derrate per i partigiani in montagna. Fu probabilmente per questa ragione che fu arrestato, in circostanze sconosciute, e dal 29 dicembre 1943 detenuto a Bologna nel carcere di San Giovanni in Monte, con matricola 8893, per ordine della "squadra investigativa" dei Carabinieri, con l'accusa di "partecipazione a banda armata, furto aggravato, violenza, minaccia e resistenza agli agenti della forza pubblica, detenzione abusiva di armi e procacciamento di merce vincolata", passando poi dall'1 febbraio 1944 a disposizione del Tribunale speciale per la difesa dello Stato.

Rimarrà nel carcere bolognese a lungo, e forse si trovava ancora in attesa del processo quando il 9 agosto 1944, a seguito del colpo di mano di un nucleo di gappisti bolognesi gran parte dei detenuti politici riusciva ad evadere.

Una volta fuori, con Firenze ormai liberata e il fronte in movimento, Nannucci è costretto ad appoggiarsi alla Resistenza locale, con la speranza di una prossima liberazione anche di Bologna.

È a questo punto che entra a far parte della 1a brigata Garibaldi «Irma Bandiera», operante a Bologna città.

In una testimonianza raccolta da Renato Sasdelli il partigiano bolognese Franco Gamberini* così ricorda.

«Nell’ottobre 1944 quelli di Corticella portarono alla Frabazza, dove stavo, Nannucci, un partigiano che veniva da Scandicci e si faceva chiamare “Campo”. Lo affidarono a me perché gli facessi da spalla, si vede che avevo delle buone referenze, lui era ricercato e non conosceva la zona. Fu nascosto in casa di “Piccio”. Poi fu creata una base in piazza 8 Agosto e Nannucci andò lì».

Nannucci è arrestato nella notte fra l'11 e il 12 dicembre 1944 nel corso di una vasta operazione di rastrellamento organizzata dalla GNR che condurrà alla cattura di diversi partigiani, alcuni dei quali saranno uccisi immediatamente sul posto. Gli altri saranno condotti nella caserma ricavata nei locali della ex-facoltà di Ingegneria, a Porta Saragozza, dove aveva sede l'Ufficio politico investigativo della GNR.

Sull'episodio si sofferma anche la testimonianza del partigiano Arvedo Rambaldi**.

"I camion [dopo i rastrellamenti in altre zone e le esecuzioni sommarie] passarono da via Indipendenza e si fermarono in piazza 8 Agosto. I fascisti andarono a colpo sicuro, presero "Campo" e un ragazzo che si chiamava Annibale. Lasciarono lì due ragazze alle quali avevano tagliato i capelli; erano di Montese, non mi ricordo come si chiamassero. Quando caricarono "Campo" sul camion fecero una gra festa: avevano preso uno importante. Fummo portati dentro Ingegneria. Alla mattina ci dissero che arrivava Tartarotti [in realtà si trattava di un ufficiale della GNR] e ci misero in fila. Arrivò questo e ci passo davanti uno per uno; a qualcuno disse fucilatelo; lo disse a "Campo", che fu proprio ucciso."

Per ordine della GNR, proveniente da "camera di sicurezza", risulta incarcerato a San Giovanni in Monte il 18 dicembre 1944, con la nuova matricola 12632, subito a disposizione questa volta del «comando tedesco SS», ovvero della Gestapo.

Il 10 febbraio 1945 è prelevato con altri 53 detenuti e consegnato ad agenti del comando di polizia tedesca per «essere tradotto altrove».

Ammanettati a coppie con del filo di ferro, saranno condotti in alcuni camion davanti al rudere della stazione periferica di San Ruffillo per essere fucilati e sepolti sommariamente in alcuni crateri di bomba. Ai parenti sarà lasciato credere un trasferimento.

L’eccidio sarà scoperto casualmente poco dopo la Liberazione e anche se la sua salma non potrà essere riconosciuta tra le 94 portate al cimitero della Certosa provenienti dalle “fosse di San Ruffillo”, anch'egli fu con ogni probabilità tra le vittime di quella esecuzione, che fu solo la prima delle sei che avverranno in quel luogo tra il febbraio e il marzo 1945 ad opera dei militi SS dell'Aussenkommando Bologna.

Nel novembre 2010 i parenti hanno ricevuto il “Giglio della Liberazione” importante riconoscimento per chi ha partecipato alla guerra di Liberazione a Firenze.

NOTE:

(*) testimonianza di Franco Gamberini in: Renato Sasdelli (a cura di), Ingegneria in guerra. La facoltà di Ingegneria di Bologna dalla RSI alla ricostruzione 1943-1947, Club, Bologna 2007, pp. 76-78

(**) testimonianza di Arvedo Rambaldi in: Renato Sasdelli (a cura di), Ingegneria in guerra, idem, pp. 103-105


FONTI PRINCIPALI:

- Dizionario biografico degli Antifascisti di Bologna e provincia

- Registri matricola del carcere di San Giovanni in Monte

ALTRE FONTI:

- Andrea Ferrari, Paolo Nannetti, L’eccidio di San Ruffillo. Repressione nazifascista a Bologna   nell’inverno 1944-45, Bologna 1988

- Testimonianza di Miriam Nannucci raccolta da Paolo Nannetti e Andrea Ferrari

Rif: FUCILATO A SAN RUFFILLO-4177



Informativa sui Cookie | Cookie Policy