COCCHI ALBANO
Familiari coinvolti:
Cocchi Albano, da Luigi e Adele Bongiovanni, nato il 31 gennaio 1910 a Crevalcore (BO); residente a San Giovanni in Persiceto (BO). 4a elementare. Colono.
Prestò servizio militare in Grecia in artiglieria dall'1 febbraio 1940 al 2 dicembre 1942.
Militò nel battaglione «Marzocchi» della 63a brigata Garibaldi «Bolero» ed operò a San Giovanni in Persiceto.
La casa colonica della famiglia fu utilizzata come base partigiana, ed è il luogo in cui è arrestato con il fratello Mario il 5 dicembre 1944 nel corso del grande rastrellamento che in quei giorni investì la pianura tra San Giovanni in Persiceto, Amola e Anzola dell'Emilia.
Sulla cattura di Albano e del fratello Mario, rilascerà una testimonianza la moglie di Albano, Dina Poggi:
II rastrellamento del 5 dicembre 1944 nella nostra località avvenne in questo modo. La prima casa fu quella di Manzi, che era più spostata nella valle. Lì presero tutti, lasciando a casa solo la moglie e una ragazzetta. Giunsero poi alla nostra casa, alle otto del mattino. La circondarono e poi vennero avanti. Noi eravamo appena alzati. Entrarono e ci fecero uscire; i bambini li chiusero in casa, rovistarono in tutte le nostre stanze e anche nel fienile. Ci misero tutti in fila davanti a casa, insieme ai Manzi e agli altri che arrestavano, mano a mano che passavano per la strada. Nella nebbia videro a distanza un uomo che attraversava la campagna, spararono in quella direzione e poi lo fecero venire da noi. Era un ragazzo, figlio di Melloni, che poi lasciarono andare. Noi abbiamo dato ai Manzi delle calze da mettere ai piedi perché li avevano fatti uscire in fretta senza permettere loro di vestirsi e così tremavano per il gran freddo. Prima di partire con i rastrellati aprirono la porta e lasciarono uscire i bimbi. Poi « allentarono » la guardia ai rastrellati; mio marito si appoggiò allora alla porta di casa e, forse per tranquillizzarci, accese una sigaretta. Un tedesco gli diede allora uno schiaffo che gli fece saltare la sigaretta. Intanto in casa avevano finito la perquisizione. Tutto era sottosopra, ma non avevano trovato nulla. Presero un libretto di banca al portatore, dove c'erano 12.000 lire che vennero ritirate. Ritrovammo il libretto all'ufficio danni di guerra. Finita la perquisizione lasciarono andare alcuni passanti che erano stati fermati e poi avviarono i rastrellati, a piedi e incolonnati, verso Persiceto. Rimasi a casa io, mia cognata, la suocera di 70 anni ed i bimbi (Orazio di 8 anni e la piccola di 7 mesi): guardammo disperati i nostri cari che si allontanavano nella nebbia e li seguimmo con lo sguardo finché fu possibile vederli. Poi andai a Sant'Agata con dei documenti per vedere se potevano contare qualcosa e se potevo incontrarli, ma non ci fu nulla da fare. Il giorno dopo andò Rina, moglie di Mario: le fecero vedere suo marito con le mani legate e una croce segnata sulla schiena, con del gesso bianco: era il segno di identificazione come partigiano. Dopo li trasferirono a Bologna e la Rina andò due volte a portare roba da mangiare e da vestire, ma senza mai riuscire ad avere un colloquio. In seguito sapemmo che mio marito Albano era stato portato via il 14 dicembre e fucilato ai colli di Paderno; Mario, invece, venne fatto partire per la Germania con quelli del 23 dicembre del 1944 ed è morto nel Lager. L'avv. Ario Costa di Bologna, egli pure internato in Germania, ci ha detto che Mario, il 12 aprile 1945, era sfinito e cadde a terra non potendone più. Erano nel campo di Mauthausen ed è finito in un forno crematorio. (*)
Condotto a Bologna, Albano Cocchi dal 7 dicembre 1944 è incarcerato a San Giovanni in Monte, con matricola 12435, a disposizione del «comando tedesco SS».
Il 14 dicembre 1944 risulta rilasciato e consegnato a «ufficiale tedesco SS» con altri 36 detenuti. Saranno condotti in collina a Sabbiuno di Paderno e uccisi da militi SS. I loro corpi verranno fatti rotolare in fondo al calanco. Il successivo 23 dicembre altri 21 prigionieri prelevati dal carcere saranno uccisi nello stesso luogo con analoghe modalità. Il giorno precedente il fratello era invece stato aggregato al gruppo di 100 detenuti destinati alla deportazione; raggiungerà Mauthausen, da dove non tornerà.
La salma di Albano Cocchi sarà riconosciuta tra quelle faticosamente recuperate e portate in Certosa dopo la scoperta del luogo dell'eccidio, avvenuta nell'agosto 1945.
L'apposita Commissione regionale lo ha riconosciuto partigiano, con ciclo operativo dall' 1 gennaio 1944 al 14 dicembre 1944.
È ricordato nel Sacrario in piazza Nettuno a Bologna e nel monumento di Sabbiuno.
NOTE:
(*) Testimonianza di Dina Poggi, in Luciano Bergonzini, La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, Bologna, ISB 1980, vol. V, p. 773-775
- Registri matricola del carcere di San Giovanni in Monte
- Dizionario biografico degli Antifascisti di Bologna e provincia
ALTRE FONTI:
- Alberto Preti, Sabbiuno di Paderno, Dicembre 1944, Bologna, University Press Bologna, 1994