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DEPORTATO POLITICO

COCCHI MARIO

Nato il 24 marzo 1915 a Crevalcore (BO)
Residente a San Giovanni in Persiceto (BO)
Arrestato il 5 dicembre 1944 a San Giovanni in Persiceto (BO)
Luoghi di detenzione: carcere di Bologna, campo di Bolzano
Deportato a Mauthausen
Non è sopravvissuto alla deportazione

Familiari coinvolti: COCCHI ALBANO
nessun numero assegnato

Cocchi Mario, da Luigi e Adele Bongiovanni, nato il 24 marzo 1915 a Crevalcore (BO). Residente a San Giovanni in Persiceto (BO), in via Cavamento n. 32. 4a elementare. Sposato con Antenisca Candini, padre di 4 figli. Colono. Prestò servizio militare a Bologna in fanteria dal 10 dicembre 1940 al 10 agosto 1943 col grado di caporale maggiore.

Fu attivo a San Giovanni in Persiceto nel battaglione «Marzocchi» della 63a brigata Garibaldi «Bolero». La casa colonica della famiglia fu utilizzata come base partigiana.

È arrestato insieme al fratello Albano il 5 dicembre 1944 nel corso del grande rastrellamento che in quei giorni investì la pianura bolognese tra San Giovanni in Persiceto, Amola e Anzola dell'Emilia.

Sulla cattura di Mario e Albano Cocchi, rilascerà una testimonianza la moglie di Albano, Dina Poggi:

II rastrellamento del 5 dicembre 1944 nella nostra località avvenne in questo modo. La prima casa fu quella di Manzi, che era più spostata nella valle. Lì presero tutti, lasciando a casa solo la moglie e una ragazzetta. Giunsero poi alla nostra casa, alle otto del mattino. La circondarono e poi vennero avanti. Noi eravamo appena alzati. Entrarono e ci fecero uscire; i bambini li chiusero in casa, rovistarono in tutte le nostre stanze e anche nel fienile. Ci misero tutti in fila davanti a casa, insieme ai Manzi e agli altri che arrestavano, mano a mano che passavano per la strada. Nella nebbia videro a distanza un uomo che attraversava la campagna, spararono in quella direzione e poi lo fecero venire da noi. Era un ragazzo, figlio di Melloni, che poi lasciarono andare. Noi abbiamo dato ai Manzi delle calze da mettere ai piedi perché li avevano fatti uscire in fretta senza permettere loro di vestirsi e così tremavano per il gran freddo. Prima di partire con i rastrellati aprirono la porta e lasciarono uscire i bimbi. Poi « allentarono » la guardia ai rastrellati; mio marito si appoggiò allora alla porta di casa e, forse per tranquillizzarci, accese una sigaretta. Un tedesco gli diede allora uno schiaffo che gli fece saltare la sigaretta. Intanto in casa avevano finito la perquisizione. Tutto era sottosopra, ma non avevano trovato nulla. Presero un libretto di banca al portatore, dove c'erano 12.000 lire che vennero ritirate. Ritrovammo il libretto all'ufficio danni di guerra. Finita la perquisizione lasciarono andare alcuni passanti che erano stati fermati e poi avviarono i rastrellati, a piedi e incolonnati, verso Persiceto. Rimasi a casa io, mia cognata, la suocera di 70 anni ed i bimbi (Orazio di 8 anni e la piccola di 7 mesi): guardammo disperati i nostri cari che si allontanavano nella nebbia e li seguimmo con lo sguardo finché fu possibile vederli. Poi andai a Sant'Agata con dei documenti per vedere se potevano contare qualcosa e se potevo incontrarli, ma non ci fu nulla da fare. Il giorno dopo andò Rina, moglie di Mario: le fecero vedere suo marito con le mani legate e una croce segnata sulla schiena, con del gesso bianco: era il segno di identificazione come partigiano. Dopo li trasferirono a Bologna e la Rina andò due volte a portare roba da mangiare e da vestire, ma senza mai riuscire ad avere un colloquio. In seguito sapemmo che mio marito Albano era stato portato via il 14 dicembre e fucilato ai colli di Paderno; Mario, invece, venne fatto partire per la Germania con quelli del 23 dicembre del 1944 ed è morto nel Lager. L'avv. Ario Costa di Bologna, egli pure internato in Germania, ci ha detto che Mario, il 12 aprile 1945, era sfinito e cadde a terra non potendone più. Erano nel campo di Mauthausen ed è finito in un forno crematorio. (*)

Condotto a Bologna, è incarcerato a a San Giovanni in Monte dal 9 dicembre 1944, a disposizione del «comando tedesco SS», registrato con matricola 12487.

Il fratello Albano è prelevato il 14 dicembre per essere fucilato a Sabbiuno di Paderno.

Mario il 22 dicembre 1944 è aggregato al trasporto di 100 detenuti verso il campo di concentramento e transito di Bolzano-Gries, dove rimarrà fino all'8 gennaio 1945, data di partenza del convoglio che deporterà a Mauthausen 501 internati, tra i quali 90 del gruppo proveniente da Bologna.

All'arrivo nel lager austriaco, l'11 gennaio 1945, riceve la matricola 115447 ed è classificato con la categoria Schutz (detenuto per motivi di sicurezza, equivalente a detenuto politico, con triangolo rosso); mestiere dichiarato: falegname.

Rimane in quarantena fino al 14 febbraio, poi è inviato al sottocampo di Gusen, assegnato come Hilfsarbeiter (manovale) al «Bergkristall-Bau», ovvero il reparto di lavoro per lo scavo dei tunnel a St. Georgen in cui alloggiare le installazioni per la produzione di armi e parti di aerei Messerschmitt Me 262.

Risulta deceduto a Gusen il 12 aprile 1945

Riconosciuto partigiano dalla apposita Commissione regionale, con ciclo operativo dal 1 gennaio 1944 al 12 aprile 1945.

È ricordato nel Sacrario di piazza Nettuno a Bologna.

NOTE:

(*) Testimonianza di Dina Poggi, in Luciano Bergonzini, La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, Bologna, ISB 1980, vol. V, p. 773-775


FONTI A STAMPA E ARCHIVISTICHE:

– Mantelli-Tranfaglia, Il libro dei deportati, vol. I, ad nomen

– Dizionario biografico degli Antifascisti di Bologna e provincia, ad nomen

– Registri matricola del carcere di San Giovanni in Monte

FONTI DIGITALI:

– ITS Digital Archive, Arolsen Archives:

1.1.26.3, 01012603 034.161. Documentazione personale a Mauthausen.

https://collections.arolsen-archives.org/en/archive/1-1-26-3_01012603-034-161

1.1.26.1, 8104300. Registro dei prigionieri di Mauthausen.

https://collections.arolsen-archives.org/en/document/1280261

1.1.26.1, 8113100. Registro dei decessi a Gusen, 1.3.1945 - 15.4.1945.

https://collections.arolsen-archives.org/en/document/1291658

Guida alla lettura della documentazione in Arolsen Archives


Rif: DEPORTATO POLITICO-2066



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