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FUCILATO AL POLIGONO

MAGONI GIOVANNI

Nato il 10 dicembre 1909 a Ferrara (FE)
Residente a Ferrara (FE)
Arrestato il 27 agosto 1944 a Ferrara (FE)
Luoghi di detenzione: carcere di Bologna
Fucilato il 20 settembre 1944 al Poligono di tiro
nessun numero assegnato

Magoni Giovanni, «Dante», da Edgardo ed Erminia Beccega, nato il 10 dicembre 1909 a Ferrara; lì residente. Diplomato all'istituto per geometri. Fruttivendolo.

Questa una sua scheda biografica apparsa sul quotidiano "La Nuova Ferrara" il 19 settembre 2014, con il titolo Antifascista della prima ora.

«Giovanni Magoni (1909 – 1944) aveva fin da giovane sentimenti antifascisti, nutriti anche dalle sue origini popolari che gli consentirono di entrare direttamente in contatto con i disagi della gente, e dal 1930, quando ebbe i primi rapporti con il partito comunista clandestino, trovò immediatamente il modo di dare libero sfogo alle sue istanze di reazione al fascismo. Giovanni ufficialmente gestiva assieme alla sua famiglia il banco della frutta al mercato sul Listone, e infatti in corso Porta Reno è posizionata ancora oggi una lapide in sua memoria, ma ben presto iniziò la sua intensa attività di propaganda e organizzazione. Fino al 1940 le sue azioni di distribuzione della stampa clandestina, il lancio di volantini nei teatri e in generale tutte le operazioni di contrasto alla forza politica al potere, gli valsero sospetti e rischi, ma in generale non fu mai individuato. Alla fine del ’42 però, dopo essere stato chiamato alle armi, e in seguito a varie vicissitudini fra gli alpini, corpo a cui era stato assegnato, scoprirono la sua doppia vita mentre si trovava al fronte in Albania contro la Grecia, probabilmente grazie alla collaborazione di qualche compagno arrestato e fatto “cantare” dai militari. Nello stesso anno fu trasportato e imprigionato a Ferrara, nelle carceri di via Piangipane, da cui uscì nel ‘43, grazie alla caduta del fascismo di due giorni prima, riprendendo così la sua attività politica, questa volta allo scoperto. Ma l’armistizio proclamato da Badoglio in settembre riportò al potere il governo fascista, e il movimento comunista tornò nella clandestinità: per Giovanni iniziò allora il periodo da partigiano vero e proprio. In quegli anni concentrò le sue azioni tra la Romagna e le valli di Comacchio fino al 1944, quando incappò in un un posto di blocco dove fu riconosciuto e nuovamente arrestato. Dopo qualche mese passato nel carcere ferrarese, riuscì ad evadere in seguito al trambusto provocato da un bombardamento aereo (...)».

Riprese l'attività partigiana nella 35a brigata Garibaldi «Rizzieri» di cui divenne vicecomandante.

È infine ancora arrestato a Ferrara il 27 agosto 1944 in una operazione che in quei giorni, a seguito anche di una delazione, portò alla cattura di diversi partigiani e staffette ferraresi, tra i quali anche Giovanni Dragoni e sua figlia Clara, e Cerere Bagnolati. Dopo una iniziale detenzione per interrogatori nella Questura di Ferrara fu condotto con altri arrestati a Bologna, dove entra in carcere a San Giovanni in Monte dall'8 settembre 1944, con matricola 11823, a disposizione del «comando tedesco SS», ovvero della Sipo-SD dell'Aussenkommando Bologna di via Santa Chiara 6/3.

I registri-matricola documentano il 20 settembre il suo rilascio insieme ad altri dieci detenuti: due sacerdoti, don Natale Monticelli e don Ildebrando Mezzetti, Alberto Caiumi e Rolando Zoboli, modenesi, i bolognesi Alberto Bugatti, Corrado Scardovi e Walter Stefani, i ferraresi Mario Contri e Giovanni Dragoni, il pistoiese Marcello Biondi. Consegnati ad agenti del «comando tedesco SS», saranno condotti al Poligono di tiro e fucilati in una esecuzione decisa dal comando di polizia tedesco come rappresaglia per una serie di recenti azioni partigiane.

Sulla selezione che precedette l'esecuzione testimonierà Cerere Bagnolati (che verrà più tardi deportata insieme a Clara Dragoni), per errore immatricolata come uomo con il nome di Cesare e condotta nel cortile del carcere insieme a 19 detenuti, tra i quali Giovanni Dragoni, al cospetto di un ufficiale austriaco (potrebbe trattarsi di Karl Weissmann, di origine austriaca, da poco comandante della Sipo-SD del comando bolognese), che constato l'errore ne ordinò il rientro in cella, mentre gli 11 che rano stati scelti venivano inviati alla fucilazione (*).

Il 22 settembre 1944 nella cronaca di Bologna del quotidiano "Il Resto del Carlino" comparirà il seguente comunicato, senza alcun nome delle vittime.

«Contromisure della polizia germanica. Fucilazione di 11 sovversivi confessi di atti di terrorismo. Il Comandante della Polizia di sicurezza e del SD in italia, Comando esterno di Bologna, comunica: negli ultimi giorni, si sono verificate alcune proditorie aggressioni contro soldati germanici per opera di appartenenti a gruppi di comunisti e di partigiani, responsabili di parecchi assassinii. Quale contromisura, il 20 settembre sono stati fucilati undici individui sorpresi in flagranza di reato. Essi hanno confessato di aver partecipato ad atti terroristici e di sabotaggio».

Riconosciuto partigiano dall'apposita Commissione regionale, con ciclo operativo dal 9 settembre 1943 al 20 settembre 1944.

È stato decorato con Medaglia d'argento della Resistenza.

Nel 1946 gli è stata dedicata una lapide in corso Porta Reno 26 a Ferrara, dove una via porta il suo nome.

NOTE:

L'episodio è riferito in Intervista integrale a Cerere Bagnolati, in Alessandra Chiappano (a cura di), Essere donne nei lager, Giuntina ed., Firenze 2009, p. 256


FONTI PRINCIPALI:

- Registri matricola del carcere di San Giovanni in Monte

- Elenco nominativo dei partigiani dell’Emilia-Romagna

Rif: FUCILATO AL POLIGONO-4257



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