Rivalta Domenico, da Giuseppe e Barbara Contoli, nato l'11 maggio 1910 a Imola (BO); lì residente. Licenza elementare. Pollivendolo, muratore.
Schedato nel Casellario Politico Centrale come comunista tra il 1931 e il 1940.
Il Dizionario biografico degli Antifascisti di Bologna e provincia riporta le seguenti note.
Iscritto al PCI. Il 2 gennaio 1931 fu arrestato, con altri 88 antifascisti imolesi. Lʼaccusa era di «associazione e propaganda sovversiva, detenzione di armi». Deferito al Tribunale speciale, il 19 maggio 1931 fu prosciolto in istruttoria e liberato. Venne ammonito e classificato di «3a categoria», quella delle persone considerate politicamente più pericolose. Negli anni seguenti fu sottoposto a stretti controlli. Il 7 agosto 1940 nella sua scheda venne annotato: non ha «dato finora alcuna prova sicura e concreta di ravvedimento. È vigilato».
Durante la lotta di liberazione militò nel battaglione «Rocco Marabini» della brigata SAP Imola e fu diffusore del periodico clandestino “La Comune”.
Per una delazione è arrestato a Imola il 18 gennaio 1945 e detenuto nel carcere mandamentale della Rocca di Imola, dove era di guardia la brigata nera.
Quando l'avanzata alleata sta per raggiungere Imola, per ordine tedesco il carcere è fatto sgomberare. L'operazione avviene il 12 aprile 1945. La maggior parte dei prigionieri, una quarantina, sono trasferiti a Bologna, a San Giovanni in Monte. Un gruppo di 16 detenuti, per lo più catturati a Castel San Pietro e Medicina, sono invece consegnati alle brigate nere, che prima di lasciare la città, nella notte tra il 12 e il 13 aprile, li conducono nel cortile della fabbrica di conserve alimentari Becca, in via Vittorio Veneto, e mentre i tedeschi sorvegliano l'area, dopo averli sottoposti ad altre tremende torture, li uccidono a colpi di arma da fuoco, gettandone i corpi in un pozzo lì presente, le cui pareti vengono poi fatte crollare a colpi di bombe a mano nel tentativo di nascondere il crimine.
Il 15 aprile, il giorno dopo la liberazione di Imola, l'eccidio verrà scoperto, e le salme delle vittime faticosamente recuperate dai vigili del fuoco. A causa delle torture subite e dello scempio dei corpi, le identificazioni risulteranno estremamente difficili. Un ufficiale britannico intervenuto, il maggiore I. C. Reid della polizia militare dell'8a armata, dichiarerà: "Non ho mai visto in vita mia uno spettacolo così orrendo; è incredibile che tanta crudeltà possa esistere in esseri umani".
Domenico Rivalta è stato riconosciuto partigiano, con il grado di capitano, dall'apposita Commissione regionale, con ciclo operativo dal 9 settembre 1943 al 12 aprile 1945.
Gli è stata conferita la Medaglia dʼoro alla memoria al valor militare con la seguente motivazione: «Patriota di pura fede, abile organizzatore delle prime forze partigiane della sua zona, le conduceva brillantemente, in venti mesi di dura lotta, in numerose vittoriose azioni. Pur sapendosi ricercato per la sua fama di capo audace e tenace svolgeva intensamente la sua attività partigiana, sempre presente ove maggiore era il pericolo con la parola e lʼazione. Catturato e sottoposto a dure sevizie e snervanti interrogatori, nulla rivelava che potesse tradire commilitoni e reparti partigiani resistendo con ferrea volontà ai patimenti più atroci finché, allʼalba dellʼinsurrezione generale, veniva barbaramente trucidato. Nobile esempio di profondo amor patrio e di alto eroismo. Imola (Bologna), 9 settembre 1943 - 12 aprile 1945»
Il suo nome è stato dato ad una strada di Imola.
- Dizionario biografico degli Antifascisti di Bologna e provincia
ALTRE FONTI:
- Nazario Galassi, Imola dal fascismo alla liberazione 1930-1945, University Press, Bologna 1995
- Nazario Galassi, Partigiani nella linea Gotica, University Press, Bologna 1998