ALBERGHINI ALBANO
Familiari coinvolti:
Alberghini Albano, da Armando e Augusta Saguatti, nato il 5 febbraio 1922 a Sant'Agata Bolognese (BO); residente a San Giovanni in Persiceto (BO). 3a elementare. Operaio.
Prestò servizio militare nel genio ad Adria (RO) dal 3 maggio 1940 all'8 settembre 1943.
Insieme anche al fratello Roberto, fu attivo a San Giovanni in Persiceto con la 63a brigata Garibaldi «Bolero», nel battaglione intitolato prima a Nerio Nannetti, «Sergio», poi ad Antonio Marzocchi.
Inquadrati come lavoratori per la Todt, l'organizzazione del lavoro tedesca, i fratelli Alberghini poterono muoversi con una certa libertà per partecipare all'organizzazione dell'attività resistenziale in zona. Fecero parte del gruppo che in previsione della possibile insurrezione che doveva precedere l'arrivo degli Alleati, verso la metà di ottobre iniziò l'avvicinamento a Bologna, fermato però il giorno 17 da una imboscata tedesca in località Bargellino durante la quale rimarrà ucciso il comandante Marzocchi. Dopo una assenza di due giorni anche gli Alberghini rientrarono a casa e ripresero la copertura lavorando per i tedeschi.
Dormivano spesso fuori casa, ma non la notte che predette la loro cattura, avvenuta a San Giovanni in Persiceto il 5 dicembre 1944 nel corso del grande rastrellamento che a seguito anche di alcune delazioni investì la pianura tra San Giovanni in Persiceto, Amola e Anzola dell'Emilia.
Racconterà il padre Armando in una testimonianza (*):
"Giunsero da noi alle cinque del mattino. Mia moglie era già alzata. Era al pozzo a prendere acqua nel momento in cui giunsero i tedeschi. Le chiesero se i figli erano a casa e nello stesso tempo vennero dentro e andarono su per le scale, nelle stanze. Io ricordo che dormivo vicino alla scala e che sentii dire, mentre venivano su: “dormono tranquilli”. Ci fecero alzare e, così come eravamo, ci costrinsero ad andare verso la chiesa di Amola. Mia moglie ci corse dietro a portarci dei vestiti. Io venni incolonnato con gli altri per Sant’Agata, mentre i miei figli vennero trattenuti in sagrestia. Nella scelta fatta a Sant’Agata io fui messo dalla parte di quelli che il tedesco Hans [uno dei due disertori unitisi ai partigiani, poi divenuti delatori] diceva di non conoscere. Quelli che diceva di conoscere venivano segnati con una croce sulla schiena (col gesso) e messi contro il muro, con le mani sulla nuca e appena qualcuno si voltava un poco veniva battuto con uno staffile. Nel primo pomeriggio venni rilasciato".
Condotto a Bologna insieme agli altri arrestati, Albano Alberghini è dapprima detenuto nelle celle dell'Aussenkommando Bologna della Sipo-SD in via Santa Chiara 6/3, per essere interrogato dalla Gestapo, poi dal 9 dicembre 1944 è incarcerato a San Giovanni in Monte, con matricola 12488, a disposizione del «comando tedesco SS».
Risulta prelevato dal carcere il 23 dicembre 1944 «per essere tradotto altrove» con altri 20 detenuti. Come era già avvenuto il precedente 14 dicembre con altri 37 prigionieri, tra i quali il fratello Roberto, saranno condotti in collina a Sabbiuno di Paderno e fucilati da militi SS. I loro corpi verranno fatti rotolare in fondo al calanco.
L'eccidio sarà scoperto solo nell'agosto 1945 e tra le salme faticosamente recuperate e portate in Certosa sarà riconosciuta anche la sua.
L'apposita Commissione regionale lo ha riconosciuto partigiano, con ciclo operativo dall'1 gennaio 1944 al 23 dicembre 1944.
È ricordato nel Sacrario in piazza Nettuno a Bologna e nel monumento di Sabbiuno.
NOTE:
(*) Armando Alberghini, testimonianza in Luciano Bergonzini, La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, Bologna, ISB 1980, vol. V, p. 772
- Registri matricola del carcere di San Giovanni in Monte
- Dizionario biografico degli Antifascisti di Bologna e provincia
ALTRE FONTI:
- Alberto Preti, Sabbiuno di Paderno, Dicembre 1944, Bologna, University Press Bologna, 1994