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FUCILATO AL POLIGONO

ROMAGNOLI GIANCARLO

Nato il 13 maggio 1924 a Pianoro (BO)
Residente a Bologna (BO)
Arrestato l'8 dicembre 1943 a Lizzano in Belvedere (BO)
Luoghi di detenzione: carcere di Bologna
Fucilato il 3 gennaio 1944 al Poligono di tiro
nessun numero assegnato

Romagnoli Giancarlo, da Federico e Collettivista Piatesi, nato il 13 maggio 1924 a Pianoro (BO); residente a Bologna in via Broccaindosso n. 44. Celibe. Meccanico.

Prestò servizio militare in cavalleria a Bologna fino all'8 settembre 1943.

Nell'autunno 1943 la famiglia sfollò a Vidiciatico di Lizzano in Belvedere (BO), sull'appennino, dove Giancarlo entrò in contatto con uno dei primi gruppi di partigiani che tentava di insediarsi nei dintorni di Lizzano in Belvedere (la formazione era intitolata a Carlo Pisacane), in una baita in località La Cà, a Poggiolforato, di proprietà del padre di un partigiano del gruppo, Lino Formili. Per procurare armi effettò una incursione a Bologna nella caserma della attuale via dei Bersaglieri.

È catturato l'8 dicembre 1943, insieme ad alcuni compagni, tra i quali Lino Formili e Adriano Brunelli, durante una operazione di rastrellamento condotta da tedeschi nella zona di Lizzano in Belvedere; detenuto inizialmente in un comando tedesco al passo dell'Abetone per interrogatorio, è poi tradotto in carcere a Bologna.

Racconterà Umberto Rubbi in una testimonianza su quel primo insediamento di partigiani bolognesi in montagna (*):

"Dopo l'8 settembre 1943 partecipai ai primi esperimenti di insediamenti di basi partigiane, fra cui quelli di Vidiciatico dell'ottobre 1943. Il nostro scopo era quello di cercare di riunire dei giovani nelle zone di montagna. L'esperimento di Vidiciatico non riuscì. Noi eravamo in sei in una casa chiamata La Cà (c'ero io, Frascari, Lossanti, Venzi, Calari, Fergnani) e poi arrivò Scalambra con un discreto rifornimento di armi. Nella zona passò un gruppo di una quindicina di partigiani toscani, fra i quali quattro russi e uno slavo. Cercammo di dividere quel po' di viveri che avevamo e poi, prima di andarcene, questi fecero qualche leggerezza per impossessarsi di viveri e misero in pericolo la nostra base, che dovemmo abbandonare. Vennero due carabinieri, che disarmammo e ci promisero di non dire niente, ma il giorno dopo però decidemmo di andare via perché sapevamo che in paese la cosa era già conosciuta. Attraversammo la collina fino a Castelluccio e poi tornammo a Bologna. Dai giornali apprendemmo poi che i fascisti [in realtà i tedeschi] avevano catturato Lino Formili, il cui padre ci aveva ospitato a La Cà. Fu fucilato a Bologna il 3 gennaio 1944, insieme ad Adriano Brunelli e Giancarlo Romagnoli, due giovani partigiani alla ricerca delle prime «basi».

Sulla cattura di Romagnoli e del suo gruppo esiste anche la testimonianza di Cisiana Castelli, loro staffetta e vivandiera (**):

"Il 7 dicembre 1943, verso le dieci mi trovavo a Cà Berna. In un nostro rifugio eravamo in una decina e fra questi Giancarlo Romagnoli, Lino Formili, Adriano Brunelli e alcuni altri di cui mi sfugge il nome. Io era là per averci portato il pane e ricordo che discutevamo di cose riguardanti la nostra brigata e specialmente del problema di trovare un nascondiglio per le armi. Più tardi tornai a Poggiolforato. Di solito, per motivi di sicurezza, non dormivo mai nel mio letto, ma quella sera, causa la grande stanchezza che mi opprimeva, mi arrischiai a dormirci. Fatalità volle che il mattino seguente, cioè l'8 dicembre, i tedeschi, quasi demolendo la porta con dei calci, entrarono in casa, poi nella camera dove dormivo e sollevandomi di peso mi portarono, così come stavo in mezzo alla strada dove c'era un reparto di tedeschi con dei camion. Fui portata davanti al comandante e subito cominciarono ad interrogarmi. Mi chiesero dov'era la base della brigata, mi dissero che quei dieci ragazzi erano già stati catturati e io, per distrarli, dissi loro che la mia casa era un albergo e mentre dichiaravo ciò alcuni prigionieri, per difendermi e cercare di addolcire la loro posizione, dissero che loro erano al corrente della posizione precisa dov'era il resto della brigata. Sentendo queste parole il comandante mi disse che ero libera e mentre stavo per andarmene, Giancarlo Romagnoli mi fece cenno con un dito di avvicinarmi. Pur avendo paura mi avvicinai e lui mi disse che aveva fame e allora andai di corsa a prendere una pagnotta di pane e quando tornai e stavo per porgergli la pagnotta, un tedesco mi diede una botta sopra la mano che stringeva il pane, ma il comandante tedesco disse: « Lascialo mangiare, domani Kaput ». Mentre stava mangiando mi pregò di andare a Bologna per avvertire i suoi genitori".

Giancarlo Romagnoli risulta in ingresso a San Giovanni in Monte il 18 dicembre 1943, con matricola 8817, per ordine del «comando tedesco SS» e a sua disposizione. Nel campo del titolo di reato dei registri-matricola compare l'annotazione «ignorasi».

Il 3 gennaio 1944 è «ritirato dalla Gendarmeria da campo tedesca per ordine del Tribunale militare tedesco 1012» insieme a Formili e Brunelli, con i quali sarà fucilato al poligono di tiro.

Lo stesso giorno un manifesto bilingue a cura del comando militare tedesco (primo di una lunga serie con la testata «Bekanntmachung-Avviso») darà notizia sia della esecuzione il 30 dicembre 1943 di Marx Emiliani e Amerigo Donatini «per l'assassinio di due carabinieri e di altre due persone» che della esecuzione il 3 gennaio di Lino Formilli, Adriano Brunelli e Giancarlo Romagnoli a seguito di una condanna del "tribunale di guerra tedesco" (Kriegsgericht nel testo tedesco, ovvero il Tribunale militare della Militaerkommandantur 1012) del 31 dicembre «per aver preso parte a bande di partigiani e per detenzione abusiva di armi» (nel testo tedesco Freischaerlerei, ovvero "franco-tiratore").

L'apposita Commissione regionale lo ha riconosciuto partigiano con ciclo operativo dall'1 ottobre 1943 al 3 gennaio 1944.

È ricordato nel Sacrario in piazza Nettuno a Bologna e in una lapide posta in via Broccaindosso sul muro della casa in cui abitò, che lo commemora come il primo partigiano bolognese ad essere fucilato dall'occupante tedesco.

NOTE:

(*) Testimonianza di Umberto Rubbi in Luciano Bergonzini, La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, Bologna, ISB 1980, vol. V, p. 852

(**) Testimonianza di Cisiana Castelli in Luciano Bergonzini, La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, Bologna, ISB 1980, vol. V, p. 369


FONTI PRINCIPALI:

- Dizionario biografico degli Antifascisti di Bologna e provincia

- Registri matricola del carcere di San Giovanni in Monte

Rif: FUCILATO AL POLIGONO-4216



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