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FUCILATO AL POLIGONO

EMILIANI MARX

Nato il 22 settembre 1920 a Faenza (RA)
Residente a Faenza (RA)
Arrestato il 14 novembre 1943 a Faenza (RA)
Luoghi di detenzione: carcere di Bologna
Fucilato il 30 dicembre 1943 al Poligono di tiro
nessun numero assegnato

Emiliani Marx, «Max» (o Max, con nome di battaglia «Marx», secondo alcune fonti), da Serafino e Orsola Della Croce; nato il 22 settembre 1920 a Faenza (RA); lì residente. Celibe. Autista nel corpo dei Vigili del fuoco.

Subito dopo l'8 settembre 1943 partecipò al recupero delle armi nelle caserme del Faentino, in particolare quelle del 6º Reggimento Bersaglieri, che servirono ad armare la banda partigiana denominata "La Scansi", comandata da Gino Monti, formata da una ventina di giovani ed attiva nella zona dell'Appennino faentino-bolognese (alte valli dei fiumi Lamone e Montone - valle del Senio) fino al novembre 1943.

In seguito contribuì alla costituzione di un GAP motorizzato che divenne noto come il gruppo del "camion fantasma", insieme ad Amerigo Donatini («Baratieri»), Dino Ciani, Matteo Molignoni, a cui successivamente si aggiunse Silvio Corbari, proveniente dalla banda detta "del Samoggia" (dall'omonimo torrente che scorre nel Faentino). Il gruppo, servendosi di un camion e uniformi trafugati ai militi repubblichini, seminò lo scompiglio in una vasta area prima in zona appenninica, poi verso la pianura, attaccando e disarmando caserme dei carabinieri, posti di blocco, pattuglie fasciste e tedesche nelle località di Solarolo, Russi, Castel Bolognese, Cotignola, giungendo sino a Medicina. Emiliani metteva a frutto anche la conoscenza della lingua tedesca acquisita in Germania dove era stato come operaio. La sua fidanzata Annunziata Verità aveva compiti di staffetta.

Il 4 novembre 1943 il gruppo si fermò a mangiare presso casa del professor Avoni, a Villa Fontana di Medicina; la loro presenza venne però segnalata alla locale stazione dei Carabinieri, che intervenne. Ne scaturì un conflitto a fuoco in cui rimasero uccisi Armando Bosi, guardia municipale e triumviro del partito fascista di Medicina, i carabinieri maresciallo Giuseppe Roberto Roggero e brigadiere Sebastiano Sanna, e il commerciante Dante Donati, sfollato e nipote del prof. Avoni. Tra i partigiani rimasero feriti Donatini ed Emiliani, che colpito all'addome fu trasportato prima a Ozzano dell'Emilia, a casa del dott. Francesco Vincenzi, poi a Faenza nella sua casa. Una delazione rivelò però la sua presenza, consentendone l'arresto, che avvenne forse il giorno 14 novembre (*). Trasferito all'ospedale di Faenza, e piantonato dai carabinieri, dopo sei giorni venne preso in consegna dai carabinieri di Imola e trasferito «con le ferite ancora sanguinanti», come racconterà la madre, alle carceri di Bologna.

È registrato in ingresso al carcere di San Giovanni in Monte il giorno 24 novembre 1943 (firmandosi Marx Emiliani), con la matricola 8558, per ordine della «arma di Imola», a disposizione della «Compagnia dei Carabinieri di Imola», poi della Procura di Stato; nel campo del titolo di reato compare la seguente annotazione: «imputato di omicidio, anzi quadruplice omicidio, come da mandato di cattura emesso il 14-12-1943 dal giudice istruttore presso il tribunale di Bologna».

Secondo alcune fonti il 27 dicembre fu processato dal tribunale ordinario per i fatti di Medicina e assolto. Il 29 dicembre fu comunque giudicato da parte di un cosiddetto «Tribunale straordinario di Bologna» (**) che invece pronunciò sentenza di morte.

Ciò che è documentabile con sicurezza è che secondo i registri-matricola il 30 dicembre 1944 risulta in uscita per «ritiro da queste carceri», per ordine del «comando della 67a legione Guardia nazionale repubblicana», consegnato ad un suo ufficiale per essere trasferito a «poligono di S.Viola per l’esecuzione della pena di morte». La stessa annotazione compare per Amerigo Donatini che fu fucilato insieme a lui in quella che fu la prima esecuzione capitale ordinata a Bologna da una autorità della RSI.

Sui muri della città il 3 gennaio 1944 comparve un manifesto bilingue a cura del comando militare tedesco (primo di una lunga serie) in cui veniva data notizia della esecuzione di Emiliani e Donatini (pur con i nomi storpiati in Emiliano Marx e Donattini Amerigo) «per l'assassinio di due carabinieri e di altre due persone», e insieme dell'avvenuta esecuzione quel giorno di altri tre partigiani (Lino Formili, Adriano Brunelli e Giancarlo Romagnoli) condannati dal tribunale di guerra tedesco il 31 dicembre «per aver preso parte a bande di partigiani e per detenzione abusiva di armi».

È stato decorato con medaglia d'argento al Valor Militare.

La città di Faenza gli ha intitolato una strada (via Max Emiliani).

NOTE:

(*) Sulla date effettive di cattura e arresto ci sono da registrare alcune discordanze e contraddizioni tra la fonte del registro carcerario che annota in effetti come arresto il 24 dicembre alle ore 12, ma riporta un ordine di arresto del 14 precedente, e le testimonianze della madre e di Gino Monti, che parlano del giorno 24 per l'arresto a casa, ma per poi passare ad un ricovero di sei giorni prima della carcerazione a Bologna. Le testimonianze parlano comunque di un arresto di Donatini successivo a quello di Emiliani, il che porta a suggerire un arresto effettivo a casa attorno al giorno 14, poi il ricovero e infine il trasferimento al carcere il 24.

(**) Questa per lo meno la denominazione del tribunale che compare sul manifesto del 3 gennaio 1944.


FONTI PRINCIPALI:

- Dizionario biografico degli Antifascisti di Bologna e provincia

- Registri matricola del carcere di San Giovanni in Monte

ALTRE FONTI:

- Gino Monti, testimonianza in Luciano Bergonzini, La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, Bologna, ISB 1970, vol. III, pp. 552-555

- voce "Marx Emiliani" in Wikipedia (https://it.wikipedia.org/wiki/Marx_Emiliani)

Rif: FUCILATO AL POLIGONO-4213



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