BACK
1944

12 luglio 1944

Trasporto di detenuti politici dal carcere di Bologna a Fossoli
nessun numero assegnato

In questa data è documentabile l'’ultimo trasferimento di detenuti da San Giovanni in Monte a Fossoli, mentre è ancora in funzione come campo di transito di polizia. Questi i nominativi su cui è stato trovato riscontro di effettivo arrivo nel campo:

CURCIO PAOLO, GARFUNKEL ELENA FEMKLENY, KARFUNKEL JOSEF, MANCUSO ANTONINO, NUTI GIUSEPPE, VARINI FRANCO,

Saranno successivamente trasferiti al campo di Bolzano-Gries e da lì deportati verso varie destinazioni (vedi singole schede).

Lo stesso giorno saranno prelevati dal carcere altri 19 detenuti, tra i quali 1 donna, di cui non è stato possibile fino ad ora trovare riscontro sull'effettivo arrivo a Fossoli. Potrebbero essere stati destinati a lavoro coatto o dal campo di Fossoli o da altro luogo. Le ricerche sono in corso.

A questo trasporto era stato aggiunto anche Franco Varini, che si trovava però non in carcere ma in una delle celle della Gestapo nell'Aussenkommando Bologna di via Santa Chiara, dove era stato sottoposto ad ’interrogatorio a seguito dell'’arresto avvenuto alcuni giorni prima. È lui che ci ha lasciato una precisa testimonianza di come si svolse questo trasporto, che giunse a Fossoli appena poche ore dopo che si era consumato l'eccidio del poligono di Cibeno.

Varini ricorda che fu chiamato da un tedesco mentre faceva ancora buio.

Seguii il tedesco, salimmo le scale, ci fermammo un attimo nell'ingresso. La porta che dava sul giardino era aperta. Nella strada sostava un camion con il motore acceso. Sui bordi del cassone erano seduti alcuni militari. Il tedesco mi accompagnò all'automezzo, mi fece segno di salire: mi diressi contro la sponda della cabina e mi misi seduto. Un tedesco gridò qualcosa e il camion si mosse.

La notte era chiara, il cielo pieno di stelle. Tenevo al testa sollevata e respiravo a bocca aperta: l'aria aveva il buon sapore dell'alba. I militari erano cinque, due su ciascuna delle sponde di lato, uno su quella di fondo. Pensai che era una scorta sproporzionata. Non mi sfiorò minimamente l'idea che si trattasse di un plotone di esecuzione. Il tragitto fu breve, il camion arrancò su una ripida salita, sbucò in una piazzetta. Alla mia destra intravvidi la facciata di una chiesa. eravamo davanti al carcere di S. Giovanni in Monte. L'automezzo fece il giro della piazza, poi compiuta una retromarcia si arrestò. Tre militari scesero, li udii parlare, battere colpi sordi contro qualcosa di metallico, udii altre voci, infine sentii scorrere dei catenacci.

Il cielo si era schiarito, ora riuscivo a distinguere i volti dei due tedeschi ancora seduti sui bordi del camion. Un tedesco dalla strada urlò qualcosa, i due sul camion si alzarono, andarono sul fondo, sganciarono la sponda che cadde rumorosamente all'indietro. Vidi il portone del carcere aprirsi e uscire alcuni repubblichini che si disposero su due lati nel tratto di strada che divideva l'automezzo dal portone: ne uscirono dei civili che raggiunsero il camion e vi salirono. Erano circa una trentina e tra questi vidi anche Giorgio [Giorgio Spada]. Il portone si richiuse inghiottendo nuovamente i repubblichini. I tre tedeschi si avvicinarono al camion rialzarono la sponda posteriore, la fermarono e salirono. Il mezzo si avviò rumorosamente. Dopo un pò uno accanto a me sussurrò: - È passata.

Più tardi seppi che quelle parole si riferivano a via Agucchi, la strada che portava al poligono di tiro. Quando giungemmo a Carpi di Modena era già l'alba. Da: Franco Varini, Un numero, un uomo, Vangelista, Milano 1982, pp. 38-39.

Rif: 1944-19440712



Informativa sui Cookie | Cookie Policy