ZANNINI GIUSEPPE
Zannini Giuseppe, da Marco ed Adele Lubrano, nato il 2 febbraio 1917 a Bari. Residente a Bologna, poi domiciliato a San Lazzaro di Savena (BO) al momento dell'arresto. Laureato in Scienze politiche. Bancario; funzionario del Credito Italiano.
Il Dizionario biografico degli Antifascisti di Bologna e provincia riporta le seguenti note.
Nell'agosto 1943 fu trasferito dalla sede di Bari a Bologna e subito dopo prese contatti con il movimento cattolico antifascista. Per le sue doti, per la sua preparazione politica e culturale - a Bari aveva svolto un'intensa attività nell'ambiente fucino antifascista in stretta collaborazione con Aldo Moro - s'impose subito all'attenzione dei fucini bolognesi divenendo - ha scritto Achille Ardigò - «il loro leader naturale». Con Ardigò, Angelo Salizzoni, Fulvio Milani, promosse le conferenze su temi sociali, politici, economici svoltesi nel collegio di S. Luigi e di cui fu anche relatore. Tenace fautore di un'attiva partecipazione «voleva che i cattolici partecipassero sempre più numerosi all'azione contro i tedeschi e i fascisti» - ha scritto la madre - promosse una serie di incontri tra studenti ed operai alla Beverara, a Santa Viola (Bologna) che «aprirono ai fucini partecipanti problemi umani e sociali fino allora mai percepiti» (Ardigò). Con Salizzoni e Milani sostenne la necessità di elaborare una linea politica e sociale del mondo cattolico che riprendesse la più autentica tradizione del PPI e insieme la partecipazione dei cattolici agli organismi del CLN centrali e periferici, confrontandosi con le altre forze politiche su temi agrari, di libertà e di democrazia, per preparare per tempo la via al domani. A questa attività dedicò tutto il suo tempo, tutte le sue energie e capacità.
È arrestato il 21 maggio 1944 a San Lazzaro di Savena (BO), dove abitava in quel momento, per ordine del locale comando Sipo-SD. La annotazione “via Magarotti” sul registro fa ipotizzare una sua precedente permanenza nella caserma fascista di via Magarotti.
Entra a San Giovanni in Monte con matricola 10813 il 21 maggio 1944 a disposizione del "Comando tedesco SS".
Il 6 giugno 1944 è trasferito al campo di concentramento di Fossoli, con un gruppo di detenuti bolognesi, politici ed alcuni ebrei.
Rimane nel campo modenese fino al 27 luglio, quando è trasferito a Bolzano-Gries, da dove è deportato a Mauthausen il 5 agosto 1944.
All'arrivo nel lager austriaco, il 7 agosto, riceve la matricola 82553 ed è classificato con la categoria Schutz (detenuto per ragioni di sicurezza, equivalente a detenuto politico, con triangolo rosso). Il mestiere dichiarato risulta quello di funzionario.
È in seguito trasferito al sottocampo di Gusen. Addetto per lungo tempo al lavoro in galleria, sopravvive fino all'arrivo dell'armata americana, ma morirà il 15 maggio 1945, «per sfinimento», come anche da comunicazione del comando alleato.
La documentazione del lager indica dal 24 agosto al 9 settembre 1944 l'assegnazione a "Kellerbau", seguita da ricovero in "Revier" fino al 22 settembre, quindi di nuovo a "Kellerbau" fino al 2 novembre, poi a "Georgen Muehle" (produzione di armi per la ditta Steyr); fino al 16 gennaio 1945 è assegnato alla squadra "Lager Kommando", poi entra di nuovo in nel settore infermeria fino al 30 gennaio, quindi ancora a "Georgen Muehle".
In una lettera scritta alla madre di Zannini, don Liggeri ha ricordato la profonda fede e lo spirito di carità che lo sorressero nei momenti di maggior scoraggiamento per le sofferenze morali più che per i disagi fisici, ma anche la sua indomita speranza e il suo desiderio di lottare e vincere.
«Ricordo molto bene — scrisse Don Liggeri il 22 dicembre 1947 — il suo carissimo figlio... Ci eravamo incontrati per la prima volta nel campo di concentramento di Fossoli. Subito fece amicizia con me e con un gruppo di giovani ferventemente cattolici ed animosi che si trovavano nel campo. Partecipò a tutte le adunanze per il commento settimanale del Vangelo di cui c'è qualche notizia anche sul mio "Triangolo Rosso". Anzi, in queste adunanze era uno dei più ardenti e assidui. Partecipava immancabilmente e animatamente alle interessanti discussioni, spesso da lui stesso suscitate, che seguivano la lettura del Vangelo e il mio commento. Sfuggimmo insieme alla famosa fucilazione dei settanta e, alla fine di luglio, fummo trasferiti nel campo di concentramento di Bolzano che, come ho scritto nel mio libro, era ancora in formazione. Nel pomeriggio del 4 agosto partimmo insieme per il campo di Mauthausen. Molti particolari del viaggio lei avrà trovato già nel mio Diario e potrà rileggerli adesso pensando che quello che io racconto è come se fosse raccontato da suo figlio e riguarda anche lui. Così per l'arrivo a Mauthausen e così anche per il campo di concentramento di Gusen. Come lei stessa avrà notato le sofferenze morali erano indicibilmente superiori alle sofferenze e ai disagi fisici. Ma a suo figlio era di inestimabile sostegno la fede e lo spirito di pietà. Quando specialmente il corpo era stremato e lo scoraggiamento sembrava dovesse avere ragione della sua forza morale, bastava che il pensiero si levasse al Signore per veder rinascere in lui un lampo di speranza e il desiderio di riprendere la lotta e di vincere. A Gusen il caro Zannini, specialmente all'inizio, ebbe a soffrire in modo particolare perché nella baracca di cui egli faceva parte (n. 15) e che si trovava accanto alla mia (n. 16) c'erano capi particolarmente brutali che non avevano alcuna simpatia per gli italiani. Poi fu assegnato a un lavoro assai faticoso (lavoro di piccone per la sistemazione di alcune gallerie che dovevano essere adoperate come stabilimenti sotterranei). E anche al lavoro i capi della sua squadra (quasi tutti polacchi o russi) erano piuttosto brutali, come dappertutto del resto e non comprendevano come mai gli italiani avessero meno resistenza e capacità di muscoli di tanta marmaglia, specialmente russa e polacca, che era stata sempre adibita a lavori materiali pesanti. Fu in queste circostanze che Zannini ebbe a lottare particolarmente contro la stanchezza e 10 scoraggiamento. Per fortuna potei interessarmi di lui e di alcuni fra i nostri compagni, presso un sacerdote polacco, che fece opera di persuasione presso i suoi compagni, perché Zannini e gli altri fossero assegnati a squadre di lavoro con capi meno brutali. Poi il 22 novembre io fui trasferito nuovamente a Mauthausen e di lì a Dachau. Dovetti così separarmi per sempre dai miei cari compagni di sofferenza e al ritorno molti di essi non li vidi più. Ma mi resta nell'anima la visione del caro Zannini che anche nel pieno della sofferenza fisica e morale custodiva tenacemente nel suo cuore due fiamme che gli davano conforto e luce: la fede vivissima in Dio e un affetto profondo per i suoi cari e per la sua fidanzata che ricordava in modo tutto particolare. A questo proposito ricordo sempre quanta sofferenza gli costò a Mauthausen dover cedere il cerchietto d'oro, se non erro, del suo fidanzamento. Questi sono i miei pochi ricordi che possono, ripeto, essere completati da quasi tutto il mio racconto che va da Fossoli a Gusen... ». don Paolo Liggeri. (*)
Giuseppe Zannini è stato riconosciuto dalla apposita Commissione regionale partigiano nella 6a brigata Garibaldi «Giacomo», con ciclo operativo dall'1 maggio 1944 alla Liberazione.
NOTE:
(*) La lettera si trova riprodotta in nota alla testimonianza di Adele Lubrano Zannini, in Luciano Bergonzini, La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, Bologna, ISB 1980, vol. V, pp. 812-813.
FONTI A STAMPA E ARCHIVISTICHE:
– Mantelli-Tranfaglia, Il libro dei deportati, vol. I, ad nomen
– D'Amico, Sulla strada per il Reich, ad nomen
– Dizionario biografico degli Antifascisti di Bologna e provincia, ad nomen
– Registri matricola del carcere di San Giovanni in Monte
– ITS Digital Archive, Arolsen Archives:
1.1.26.3, 01012603 242.113. Documentazione personale a Mauthausen.
https://collections.arolsen-archives.org/en/archive/1-1-26-3_01012603-242-113
1.1.26.8, 01012608112. Schede personali a Mauthausen.
https://collections.arolsen-archives.org/en/document/130143130
1.1.26.1, 8103600. Registro dei prigionieri di Mauthausen.
https://collections.arolsen-archives.org/en/document/1279147