CHINELLI UMBERTO
Chinelli Umberto, nato il 13 aprile 1893 a Boschi di Baricella (BO), lì residente a San Gabriele di Baricella. Operaio.
Nonostante l'età relativamente avanzata, è richiamato per il servizio del lavoro, ma non si presenta, diventando così un renitente. È arrestato dai carabinieri della locale stazione il 10 marzo 1944 e condotto in carcere a Bologna, dove è registrato nella stessa data, con matricola 9817, messo a disposizione del Tribunale militare regionale, che in data 4 aprile 1944 lo condanna ad una pena detentiva di 10 mesi.
Il 22 maggio 1944, insieme ad una dozzina di altri detenuti, è trasferito al penitenziario di Castelfranco Emilia, per "sfollamento". Qui rimane fino al 26 giugno 1944, quando è inserito nel grande trasporto di 466 detenuti selezionati per essere inviati a continuare le loro pene detentive nelle carceri tedesche, secondo quanto stabilito da precisi accordi tra le autorità tedeshce e quelle di Salò.
Il 6 luglio 1944 è fra i circa 140 detenuti resitrati formalmente presso il carcere sassone di Wolfenbuettel (dove Chinelli riceve la matricola 307) ma destinati ad essere impiegati per la ditta Schaeffer & Budenberg nello scavo di un sistema di gallerie presso Blankenburg (progetto dal nome in codice segreto "Turmalin"), che doveva ospitare i macchinari destinat a produrre componenti per i missili V2. Il cantiere però non è ancora pronto e quindi la direzione del carcere decide di prestare temporaneamente la manodopera dei detenuti italiani per un altro importante progetto in corso di realizzazione, dal nome in codice "Gazelle", in località Walbek, dove nel "pozzo Gehrard" di una miniera di potassa si stanno apprestando gallerie per posizionare macchinari della ditta Büssing NAG Flugzeugmotorenwerke GmbH per la produzione di componeneti di motori aeronautici destinati agli aerei da caccia Messerschmitt Me 109, 110 e 210.
Le condizioni di vita e lavoro in una miniera di potassa sono terribili. I detenuti italiani, come quelli di altre nazioni che lavorano al loro fianco, in breve accusano gravi problemi di salute, acuiti dal fatto di essere obbligati non solo a lavorare ma anche a dormire nel fondo delle gallerie in mezzo a pareti di sale. Dopo poche settimane la direzione dei lavori è costretta a far uscire un primo gruppo di 35 detenuti italiani e farli trasferire - senza nemmeno transitare dal carcere di Wolfenbuettel - al carcere di Hannover per farli curare nella infermeria interna. Per molti si tratta di infiammazione da tubercolosi.
Chinelli fortunatamente non è tra questi, e inseguito è trasferito a Blankenburg dove in settembre prende finalmente avvio definitivo il cantiere di scavo delle gallerie del progetto "Turmalin".
Vi rimarrà fino al 10 novembre 1944, data in cui risulta inviato a Magdeburgo per essere impiegato presso gli stabilimenti della Schaeffer & Budenberg non più come detenuto ma come lavoratore coatto, liberato in pefetta coincidenza rispetto alla scadenza della pena comminata a Bologna, prevista per quel giorno.
FONTI A STAMPA E ARCHIVISTICHE:
– Registri matricola del carcere di San Giovanni in Monte
– Andrea Ferrari, Nelle prigioni del Terzo Reich. Detenzione e lavoro forzato degli italiani carcerati in Germania 1943 - 1945, Roma, Novalogos editore, 2021
– ITS Digital Archive, Arolsen Archives:
1.2.2.1, 3894005. Registri del carcere di Wolfenbuettel, 3.4.1944-5.8.1944
https://collections.arolsen-archives.org/en/document/11697657