Musolesi Ubaldo, «Moretto», da Cleto e Maria Gamberini, nato il 14 settembre 1914 a San Benedetto Val di Sambro (BO), residente a Bologna. Licenza elementare. Coniugato. Impiegato come guardiano alla polveriera di Villa Contri, a Bologna.
Proveniva da una famiglia numerosa, di simpatie antifasciste. Alcuni fratelli e sorelle di Ubaldo Musolesi collaboravano con la Resistenza o si erano uniti a formazioni partigiane. Il fratello Giovanni Musolesi apparteneva alla brigata partigiana Stella Rossa; rimase ucciso l’11 agosto 1944 con i fratelli Pietro e Gino. Due sorelle e un altro fratello di Musolesi furono avviati alla deportazione in Germania come lavoratori coatti. L’abitazione di famiglia di Monzuno (BO) fu bruciata. Secondo uno dei fratelli e un altro parente, Ubaldo si avvicinò alla Resistenza dopo questi episodi di violenza a danno della sua famiglia, ma non vi prese parte in modo diretto, mentre secondo la moglie di Musolesi, egli collaborò con i partigiani nella preparazione dell’attacco del settembre 1944 alla polveriera dove lavorava e in seguito entrò nella 63a brigata Garibaldi «Bolero». Nel Dizionario degli antifascisti e partigiani bolognesi risulta come caponucleo della 4ª compagnia e commissario politico della brigata, come risulta da rconoscimento di partigiano da parte della apposita Commissione regionale, con ciclo operativo dal 1° gennaio 1944 al 10 ottobre 1944.
L'8 ottobre 1944 nel corso di uno dei numerosi rastrellamenti condotti nella zona compresa tra Sasso Marconi, Monte San Pietro, Casalecchio di Reno, Zola Predosa, Anzola dell’Emilia condotto da reparti della 16a divisione Waffen-SS (che solo pochi giorni prima aveva perpetrato l'eccidio di civili a Monte Sole) in località Rasiglio di Sasso Marconi nasce uno scontro a fuoco con i partigiani della brigata «Bolero», che si erano provvisoriamente rifugiati presso alcune case coloniche della zona. A seguito del combattimento 12 partigiani rimangono uccisi, altri feriti, altri ancora sono catturati. Tra questi Ubaldo Musolesi, ferito gravemente ad un piede per una bomba a mano esplosa durante i combattimenti, che insieme ad alcuni altri compagni e contadini ritenuti complici dei partigiani, è condotto prima a Ronca di Monte San Pietro, dove i prigionieri sono rinchiusi in un porcile per la notte, poi, il giorno successivo, a Calderino di Monte San Pietro, presso un comando tedesco, probabilmente per essere sottoposti ad interrogatorio. Nel frattempo da parte tedesca i rastrellamenti, le catture e le uccisioni sommarie proseguono nella zona.
Il 10 ottobre 1944, Ubaldo Musolesi e altri 12 uomini catturati con lui o poco dopo (Carlos Collado Martinez, Giacomo Dall’Oca, Mauro Emeri, Alberto Raimondi, Gino Zacchini, sei partigiani sovietici - di cui si conoscono tre nomi incompleti - Andréevic Marussa Filip, Miska, Vassili - e un italiano rimasto sconosciuto), sono condotti a Casalecchio di Reno nella piazzetta (oggi piazza Matteotti) adiacente il cavalcavia ferroviario dove due giorni prima erano stati uccisi due soldati tedeschi durante una operazione di controllo di una autovettura in cui si trovavano dei partigiani. I tedeschi legano i prigionieri per i piedi e per il collo con del fil di ferro ai pali, agli alberi e ai cancelli che si trovano attorno alla piazzetta e aprono il fuoco contro di loro. Sul palo in cui era stato legato Alberto Raimondi viene affisso un cartello con la scritta: «Questa è la fine di ogni partigiano oppure spia antitedesca!!!». I corpi sono lasciati esposti per alcuni giorni, poi grazie all'intervento del parroco di Casalecchio di Reno sono seppelliti nel giardino di una abitazione vicina. La moglie di Ubaldo Musolesi era stata tra le prime ad arrivare, avendo saputo prima della cattura del marito, poi di partigiani uccisi a Casalecchio.
Dopo la guerra le salme dei 13 caduti sono traslate al cimitero della Certosa di Bologna. Gino Zacchini Dall’Oca e Collado Martinez sono in seguito sepolti rispettivamente a Zola Predosa, a Casalecchio, e in Costa Rica, mentre le altre vittime sono inumate nel monumento-ossario dei partigiani bolognesi nel cimitero della Certosa.
Nell'aprile 1980 un monumento in memoria delle vittime dell'eccidio e di altri caduti della Resistenza fu collocato nella piazza vicino al cavalcavia, dove Ubaldo Musolesi è ricordato anche da una targa voluta dalla moglie.
Il suo nome è ricordato nel Sacrario di Piazza Nettuno a Bologna.
Furono scattate delle fotografie del luogo dell'eccidio e dei partigiani uccisi mentre erano ancora legati. Sono disponibili in vari indirizzi:
https://www.bibliotecasalaborsa.it/bolognaonline/events/strage_al_cavalcavia_di_casalecchio
https://blog.metropolisbologna.it/storia/leccidio-di-casalecchio-di-reno/
Una testimonianza della moglie di Ubaldo, Dina Musolesi, è riportata in Luciano Bergonzini, La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, Bologna, ISB 1980, vol. V, pp. 563-565
FONTI A STAMPA E ARCHIVISTICHE:
– Dizionario biografico degli Antifascisti di Bologna e provincia, ad nomen
– Roberta Mira, in Luciano Casali, Dianella Gagliani (a cura di), La politica del terrore. Stragi e violenze naziste e fasciste in Emilia Romagna, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli, Roma, 2008, p. 71.
– Simona Salustri, L’autunno nella Resistenza. 10 ottobre 1944, Casalecchio di Reno. La strage, il processo, la memoria, il Mulino, Bologna, 2011.
– Graziano Zappi “Mirco”, Antifascismo e Resistenza a Casalecchio di Reno, Casalecchio di Reno, 1988, pp. 199-239, 268-277.
– Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia
https://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=5129
– Sito Bologna.online
https://www.bibliotecasalaborsa.it/bolognaonline/events/strage_al_cavalcavia_di_casalecchio