DONATINI AMERIGO
Donatini Amerigo, «Baratieri», da Giovanni ed Elvira Cappelli, nato il 25 agosto 1921 a Faenza (RA). Muratore.
Poco dopo l'8 settembre 1943 entrò a far parte della banda partigiana denominata "La Scansi", comandata da Gino Monti, formata da una ventina di giovani ed attiva nella zona dell'Appennino faentino-bolognese (alte valli dei fiumi Lamone e Montone - valle del Senio) fino al novembre 1943.
In seguito iniziò ad operare insieme anche a al GAP motorizzato che divenne noto come il gruppo del "camion fantasma", insieme Marx Emiliani, Dino Ciani, Matteo Molignoni, a cui successivamente si aggiunse Silvio Corbari, proveniente dalla banda detta "del Samoggia" (dall'omonimo torrente che scorre nel Faentino). Il gruppo, servendosi di un camion e uniformi trafugati ai militi repubblichini, seminò lo scompiglio in una vasta area prima in zona appenninica, poi verso la pianura, attaccando e disarmando caserme dei carabinieri, posti di blocco, pattuglie fasciste e tedesche nelle località di Solarolo, Russi, Castel Bolognese, Cotignola, giungendo sino a Medicina. Emiliani metteva a frutto anche la conoscenza della lingua tedesca acquisita in Germania dove era stato come operaio.
Il 4 novembre 1943 il gruppo si fermò a mangiare presso casa del professor Avoni, a Villa Fontana di Medicina; la loro presenza venne però segnalata alla locale stazione dei Carabinieri, che intervenne. Ne scaturì un conflitto a fuoco in cui rimasero uccisi Armando Bosi, guardia municipale e triumviro del partito fascista di Medicina, i carabinieri maresciallo Giuseppe Roberto Roggero e brigadiere Sebastiano Sanna, e il commerciante Dante Donati, sfollato e nipote del prof. Avoni. Tra i partigiani rimasero feriti Donatini ed Emiliani, che colpito all'addome fu trasportato prima a Ozzano dell'Emilia, a casa del dott. Francesco Vincenzi, poi a Faenza nella sua casa, dove fu catturato a causa di una delazione e in seguito incarcerato a Bologna.
Donatini fu invece catturato assai più tardi. Secondo il registro-matricola di San Giovanni in Monte è arrestato il 22 dicembre a Marradi, poi detenuto in una non meglio specificata «camera di sicurezza» - forse del comando locale dei carabieri -, per entrare in carcere il 26 dicembre 1943, scortato da carabinieri, con la matricola 8570, per ordine della «arma di Marradi», a disposizione della Procura di Stato; nel campo del titolo di reato compare la seguente annotazione: «omicidi, rapine, assalti a caserma dell’arma dei carabinieri e porto abusivo di rivoltella».
Non è chiaro se anche Donatini subì un processo ordinario con Marx Emiliani il 27 dicembre o fu invece giudicato con lui il giorno 29 dicembre da parte di un cosiddetto «Tribunale straordinario di Bologna» (*) che pronunciò sentenza di morte per entrambi.
Secondo i registri-matricola il 30 dicembre 1944 risulta in uscita per «ritiro da queste carceri», per ordine del «comando SS» (**), consegnato ad «ufficiale della Guardia nazionale repubblicana per essere trasferito al poligono di Santa Viola per l’esecuzione della pena di morte». La stessa annotazione compare per Marx Emiliani che fu fucilato insieme a lui in quella che fu la prima esecuzione capitale ordinata a Bologna da una autorità della RSI.
Sui muri della città il 3 gennaio 1944 comparve un manifesto bilingue a cura del comando militare tedesco (primo di una lunga serie con la testata «Bekanntmachung-Avviso») in cui veniva data notizia della esecuzione di Emiliani e Donatini (pur con i nomi storpiati in Emiliano Marx e Donattini Amerigo) «per l'assassinio di due carabinieri e di altre due persone», e insieme dell'avvenuta esecuzione quel giorno di altri tre partigiani (Lino Formilli, Adriano Brunelli e Giancarlo Romagnoli) condannati dal tribunale di guerra tedesco il 31 dicembre «per aver preso parte a bande di partigiani e per detenzione abusiva di armi».
È stato decorato con medaglia d'argento al Valor Militare.
La città di Faenza gli ha intitolato una strada.
NOTE:
(*) Questa la denominazione del tribunale che compare sul manifesto del 3 gennaio 1944.
(**) È interessante notare che Donatini è prelevato dal carcere per ordine del comando SS, anzichè della GNR, come avviene per Marx Emiliani, un elemento che potrebbe suggerire l'effettivo ruolo decisivo della polizia tedesca nella regia delle esecuzioni di quei giorni, come poi rivendicato nel manifesto affisso il 3 gennaio.
- Dizionario biografico degli Antifascisti di Bologna e provincia
- Registri matricola del carcere di San Giovanni in Monte
ALTRE FONTI:
- Gino Monti, testimonianza in Luciano Bergonzini, La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, Bologna, ISB 1970, vol. III, pp. 552-555