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FUCILATO A SAN RUFFILLO

TOMMASINI WALTHER

Nato il 3 maggio 1922 a Bologna (BO)
Residente a Bologna (BO)
Arrestato il 9 febbraio 1945 a Bologna (BO)
Luoghi di detenzione: carcere di Bologna
Fucilato l'1 marzo 1945 a San Ruffillo
nessun numero assegnato

Tommasini Walther, «Leone», da Giuseppe e Anna Checchi, nato il 3 maggio 1922 a Bologna; lì residente. Licenza elementare. Operaio tornitore.

Subito dopo l’8 settembre 1943 entrò in contatto con le prime unità partigiane, salendo sull’Appennino e unendosi ai partigiani che andranno a formare la brigata «Stella Rossa».

Nel settembre 1944, in previsione di quella che si riteneva l’imminente insurrezione, tornò in città ed entrò a far parte del battaglione «Busi» della 1a brigata Garibaldi «Irma Bandiera», con funzioni di commissario politico di battaglione.

Il 9 febbraio 1945 è arrestato in uno dei rari passaggi da casa, dove trova la polizia fascista venuta a cercarlo. È detenuto dapprima nelle celle ricavate nei locali della Facoltà di Ingegneria, dove aveva sede l'Ufficio politico investigativo della GNR, per essere interrogato sotto tortura. Secondo la testimonianza del partigiano Giorgio Righi (*), mentre vi era detenuto fu portato anch'egli a "fare un giro alla Torinese", nota caffetteria-cioccolateria del centro storico nei pressi della quale spesso i partigiani catturati venivano accompagnati da agenti di polizia in borghese nella speranza di identificare qualche compagno che si tradisse salutando.

È quindi incarcerato a San Giovanni in Monte dal 21 febbraio 1945, con matricola 13284, per ordine dell’Ufficio politico del Comando provinciale della GNR, a disposizione del «comando tedesco SS», ovvero della Sipo-SD dell'Aussenkommando Bologna.

Per ordine dello stesso comando risulta rilasciato dal carcere l'1 marzo 1945 insieme ad altri 9 detenuti. Condotti davanti al rudere della stazione periferica di San Ruffillo, saranno fucilati e sepolti sommariamente in alcuni crateri di bomba. L’eccidio sarà scoperto casualmente poco dopo la Liberazione e anche la sua salma sarà riconosciuta tra quelle portate al cimitero della Certosa di Bologna provenienti dalle “fosse di San Ruffillo”, dove in 6 date tra il febbraio e il marzo furono 94 i detenuti del carcere cittadino uccisi segretamente da militi SS.

È stato riconosciuto partigiano dall'apposita Commissione regionale, con ciclo operativo dall’1 aprile 1944 all'1 marzo 1945.

È ricordato nel Sacrario in piazza Nettuno a Bologna e nel monumento in piazza caduti di San Ruffillo.

NOTE:

(*) testimonianza di Giorgio Righi in: Renato Sasdelli (a cura di), Ingegneria in guerra. La facoltà di Ingegneria di Bologna dalla RSI alla ricostruzione 1943-1947, Club, Bologna 2007, pp. 105-114. Secondo la stessa testimonianza il Tommasini ricevette una visita della madre mentre si trovava lì prigioniero della GNR.


FONTI PRINCIPALI:

- Dizionario biografico degli Antifascisti di Bologna e provincia

- Registri matricola del carcere di San Giovanni in Monte

- Certificati di riconoscimento/seppellimento 1945 in archivio Certosa di Bologna

ALTRE FONTI:

- Andrea Ferrari, Paolo Nannetti, L’eccidio di San Ruffillo. Repressione nazifascista a Bologna nell’inverno 1944-45, Bologna 1988.

Rif: FUCILATO A SAN RUFFILLO-4198



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