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FUCILATO AL POLIGONO

MEZZETTI don ILDEBRANDO

Nato il 12 ottobre 1879 a San Giovanni in Persiceto (BO)
Residente a Casalfiumanese (BO)
Arrestato il 5 settembre 1944 a Casalfiumanese (BO)
Luoghi di detenzione: carcere di Bologna
Fucilato il 20 settembre 1944 al Poligono di tiro
nessun numero assegnato

Mezzetti don Ildebrando, da Enrico ed Enrica Toschi, nato il 12 ottobre 1879 a San Giovanni in Persiceto (BO), in frazione Le Budrie; residente a Casalfiumanese (BO).

Ordinato sacerdote, esercitò il suo ministero prima a Piumazzo di Castelfranco Emilia, comune a quel tempo ancora in provincia di Bologna, poi a Malalbergo (BO) come cappellano. Successivamente, il 29 maggio 1910, venne nominato arciprete a Colunga, a San Lazzaro di Savena (BO). Fu quindi trasferito il 30 settembre 1917 come parroco a San Martino in Pedriolo, presso Casalfiumanese.

Nel periodo di occupazione tedesca, don Mezzetti ospitò nella sua canonica in diverse occasioni famiglie e gruppi di sfollati e di giovani che cercavano rifugio perchè ricercati come renitenti, o partigiani.

Nel luglio 1944 una pattuglia delle SS tedesche, guidata da una spia, circondò la canonica e la perquisì per trovare la radio. La chiesa e la canonica vennero depredate di tutti gli arredi di valore, anche quelli sacri. Accusato falsamente di aver ospitato anche paracadutisti inglesi, don Mezzetti non seppe difendersi dalle accuse.

Il 5 settembre 1944 è arrestato e tradotto a Bologna, dove è detenuto nelle celle della Gestapo, in via Santa Chiara 6/3, per essere sottoposto ad interrogatori. L'8 settembre è incarcerato a San Giovanni in Monte, con matricola 11818, a disposizione della Sipo-SD.

Della sua situazione si occupa subito l'Arcivescovo di Bologna, che interviene presso il camando tedesco, fino ad ottenere l'assicurazione che una sua condanna a morte non venga eseguita ma tramutata in ordine di deportazione. La promessa tuttavia non sarà mantenuta.

Il 20 settembre i registri del carcere bolognese documentano il rilascio di don Mezzetti e di altri dieci detenuti: un altro sacerdote, don Natale Monticelli, modenese, Rolando Zoboli e Alberto Caiumi, anch'essi modenesi, i bolognesi Alberto Bugatti, Walter Stefani e Corrado Scardovi, i ferraresi Mario Contri, Giovanni Dragoni e Giovanni Magoni, il pistoiese Marcello Biondi. Consegnati ad agenti del «comando tedesco SS», saranno condotti al Poligono di tiro e fucilati in una esecuzione decisa dal comando di polizia tedesco come rappresaglia per una serie di recenti azioni partigiane.

Il 22 settembre 1944 nella cronaca di Bologna del quotidiano "Il Resto del Carlino" comparirà il seguente comunicato, senza alcun nome delle vittime.

Contromisure della polizia germanica. Fucilazione di 11 sovversivi confessi di atti di terrorismo. Il Comandante della Polizia di sicurezza e del SD in italia, Comando esterno di Bologna, comunica: negli ultimi giorni, si sono verificate alcune proditorie aggressioni contro soldati germanici per opera di appartenenti a gruppi di comunisti e di partigiani, responsabili di parecchi assassinii. Quale contromisura, il 20 settembre sono stati fucilati undici individui sorpresi in flagranza di reato. Essi hanno confessato di aver partecipato ad atti terroristici e di sabotaggio.

Il giorno successivo alla esecuzione l'Arcivescovo di Bologna, Giovanni Battista Nasalli Rocca, inviò al Feldmaresciallo Kesserling la seguente lettera di protesta, destinata a rimanere senza risposta. Il prelato probabilmente ignorava la presenza di un altro sacerdote tra le vittime della esecuzione.

«Ieri attraverso molte incertezze finalmente, e senza particolari, mi è stata comunicato che un mio sacerdote con altri dieci è stato fucilato per la solita rappresaglia. Questa notizia mi ha angosciato profondamente: è il primo fra i miei sacerdoti che è così caduto. Ne esprimerò a chi di dovere tutto il mio sentimento di indicibile pena cagionata a me e al mio clero, appena ne avrà conoscenza. Ora mi giunge notizia che a questi undici si vogliono aggiungere altre nuove vittime e per decisione di un tribunale italiano. Vi scongiuro come vescovo e come italiano che risparmiate queste nuove vittime e che il sangue del povero sacerdote, cosi crudelmente soppresso, abbia almeno la virtù di salvare queste altre vite. Vi assicuro che un atto di clemente giustizia sarà veramente apprezzato da questa città che, ve lo dico con tutta la forza dell'animo, è stanca di vedere scorrere così il sangue. Questo è quanto vi domanda un vescovo, che, da 23 anni conoscendo bene questa popolazione, ha la coscienza di avere ininterrottamente compiuto opera di pacificazione e di bene, che così, con immenso strazio, vede andare dispersa a danno di tutti».


FONTI PRINCIPALI:

- Dizionario biografico degli Antifascisti di Bologna e provincia

- Registri matricola del carcere di San Giovanni in Monte

ALTRE FONTI:

- Cleto Patelli, Luciano Bergonzoni, Preti nella tormenta, Editrice A.B.E.S., Bologna 1946

Rif: FUCILATO AL POLIGONO-4258



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