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FUCILATO AL POLIGONO

LANZONI don ANTONIO

Nato il 16 settembre 1871 a Faenza (RA)
Residente a Brisighella (RA)
Arrestato l'8 ottobre 1944 a Brisighella (RA)
Luoghi di detenzione: carcere di Bologna
Fucilato il 18 novembre 1944 al Poligono di tiro
nessun numero assegnato

Lanzoni don Antonio, nato il 16 settembre 1871 a Granarolo Faentino, frazione di Faenza (RA); residente a Brisighella (RA), in frazione di Montecchio.

Di famiglia umile ma fortemente religiosa, Antonio Lanzoni studiò nel seminario di Faenza, divenendo sacerdote il 22 dicembre 1894 dopo aver ottenuto la speciale dispensa papale in quanto non aveva ancora compiuto i 24 anni richiesti. Il primo incarico fu quello di cappellano nella parrocchia di Santa Lucia delle Spianate, per un biennio. Fu quindi nominato parroco di Montecchio di Brisighella, piccola località collinare, il 13 ottobre 1897, dove si trasferì effettivamente dal marzo dell'anno successivo, accompagnato nella residenza in canonica anche dai genitori e dalle sorelle. Dopo la morte dei genitori e il matrimonio delle sorelle, Maria Nonni divenne sua perpetua nel 1926, accompagnandolo fino al 1944 nella difficile gestione di una parrocchia di pochissimi mezzi.

Nel settembre 1944, in preparazione di una possibile liberazione di Faenza a seguito della avanzata alleata sul primo tratto di via Emilia, ingenti forze partigiane della 36a brigata Garibaldi «Bianconcini» si trasferirono attorno a Montecchio, trasformando, dal 29 settembre, le case attorno alla chiesa e la stessa canonica in basi logistiche, per poi abbandonarle all'arrivo di truppe tedesche nei primi giorni di ottobre.  L'uccisione di alcuni ufficiali e militari tedeschi in zona provocò alcuni rastrellamenti in zona, che si conclusero con l'arrivo di un reparto di brigatisti nei che nel primo pomeriggio dell'8 ottobre arrestarono don Lanzoni, accusato di aver dato ospitalità e appoggio ai partigiani, e un suo parrocchiano.

L'anziano sacerdote è detenuto per circa una settimana in caserma nella villa di San Prospero che fungeva da caserma fascista e comando tedesco, dove è interrogato e sottoposto a maltrattamenti, poi è consegnato alle SS, ovvero alla polizia di sicurezza tedesca, che lo trasferisce prima a Forlì poi a Bologna. Inutili nel frattempo gli interventi del vescovo di Faenza, mons. Giuseppe Battaglia, presso i dirigenti fascisti locali e il comando tedesco di zona per farlo liberare.

Don Lanzoni entra nel carcere bolognese di San Giovanni in Monte il 16 ottobre 1944, con matricola 12071, a disposizione del comando tedesco SS, ovvero del locale comando Sipo-SD. È detenuto dapprima in un "camerone" con numerosi politici, in seguito in una cella riservata a quattro sacerdoti: oltre don Lanzoni, i modenesi don Arrigo Beccari, don Ivo Silingardi e don Ennio Tardini. Ricorderà don Silingardi come don Lanzoni fosse giunto nel carcere di Bologna in forte stato confusionale, forse per i maltrattamenti subiti a Faenza.

Resterà con loro fino al 18 novembre, data in cui risulta rilasciato per essere consegnato ad agenti del «comando SS» insieme ad almeno altri 15 detenuti. Saranno condotti al Poligono di tiro e segretamente fucilati. Con loro anche altri detenuti - quattro quelli noti, ma potrebbero essere di più, forse sei - prelevati da altri luoghi di detenzione. Poca o nessuna pubblicità sarà data, in questo caso, alla avvenuta esecuzione tramite comunicati del comando di polizia tedesco o sul "Resto del Carlino" (*). Le vittime saranno seppellite in modo anonimo in una fossa comune del cimitero della Certosa di Bologna, da dove furono esumate solo a guerra finita. L'entità precisa di questa esecuzione rimane a tutt'oggi incerta.

La salma di don Lanzoni, che rivelava i segni dei colpi di arma da fuoco, fu riconosciuta ufficilmente dai familiari, che la riportarono il 29 novembre 1945 a San Rufillo di Brisighella, dove è rimasta fino ad oggi tumulata nella cappella riservata ai parroci.

Il Comune di Brisighella nel 1958 gli ha intitolato la strada che porta al cimitero.

NOTE:

(*) Un manifesto con ventidue nominativi di partigiani fucilati sarebbe apparso sui muri della città, secondo quanto affermato sulle pubblicazioni clandestine "La Lotta" del gennaio 1945 e "Rivoluzione socialista" del 15 gennaio 1945, precedendone un'altro di ventiquattro nominativi apparso poco dopo la prima esecuzione sui colli di Sabbiuno di Paderno, avvenuta il 14 dicembre 1944. Nessuna copia o trascrizione tuttavia ci è rimasta. In proposito vedi: Luciano Bergonzini, La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, Bologna, ISB 1980, vol. II, p. 576 e p. 900


FONTI PRINCIPALI:

- Registri matricola del carcere di San Giovanni in Monte

ALTRE FONTI:

Clementina Missiroli, Don Antonio Lanzoni. Sacerdote e Martire, Faenza 2005.

Rif: FUCILATO AL POLIGONO-4310



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