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LAVORATORE COATTO

FRABETTI UGOLINO

Nato il 30 gennaio 1905 a Minerbio (BO)
Residente a Minerbio (BO)
Arrestato il 18 giugno 1944 a Minerbio (BO)
Luoghi di detenzione: Fossoli
Luoghi di lavoro nel Reich: Breslavia, Waldenburg, Friedland
È sopravvissuto
nessun numero assegnato

Frabetti Ugolino, da Virgilio ed Ermelina Frabetti, nato il 30 gennaio 1905 a Minerbio (BO); lì residente. 3a elementare. Bracciante.

Il Dizionario biografico degli Antifascisti di Bologna e provincia riporta le seguenti note.

Iscritto al PCI dalla fondazione, nel 1921 e nel 1922 fu diffusore della stampa comunista. La sera di Pasqua del 1921 fu coinvolto nello scontro con i fascisti avvenuto a Minerbio. Dal 2 al 5 ottobre 1921 fu rinchiuso nella caserma di Minerbio. Dal 1925 al 1937 fu responsabile della cellula comunista del luogo. Nel 1938, persi i contatti col partito, organizzò un gruppo antifascista con altri amici di Minerbio e di Altedo (Malalbergo). Ripresi i collegamenti con il partito, gli aderenti al gruppo antifascista si iscrissero tutti al PCI.

Dopo l'8 settembre 1943 militò nella formazione che diventerà il battaglione «Oriente» della 4a brigata Garibaldi «Venturoli» con funzione di commissario politico.

È arrestato il 21 novembre 1943 a Ca' de Fabbri di Minerbio dai carabinieri della locale stazione insieme ad altri otto antifascisti della zona e con loro incarcerato a San Giovanni in Monte dal giorno successivo, con matricola 8538, a disposizione prima della procura poi dell'ufficio politico della Questura, con il seguente titolo di reato: «attività antinazionale e minaccia di rappresaglia a carico delle autorità locali se indiranno l'arruolamento dei giovani delle classi 1924-25»; sarà rilasciato con gli altri compagni l'8 dicembre 1943.

È di nuovo arrestato il 18 giugno 1944 a Minerbiocon altri 19 compagni di lotta e internato al campo di transito di Fossoli, dove riceve la matricola 2070. Nel Dulag carpigiano resta fino al 26 luglio 1944, quando è inviato nel Reich come lavoratore coatto, giungendo in Slesia presso Breslavia (la polacca Wroclaw), per poi essere trasferito a Waldenburg e Friedland (rispettivamente le polacche Wałbrzych e Mieroszów).

Rientrerà in Italia l'1 giugno 1945, dopo un lungo percorso che così ricorda in una sua testimonianza insieme alla sua prigionia (*).

Il 26 luglio fui trasferito [da Fossoli] in Germania; rimasi otto giorni in un carro bestiame e arrivai in un Lager a trenta chilometri da Breslavia. Venti giorni dopo fui trasferito nel Waldenburg, poi a Friedland, poco prima del Natale 1944. Mi fecero scavare trincee fino al 17 gennaio 1945 quando, improvvisamente, fummo costretti a sloggiare a seguito dell'avanzata sovietica. Passai allora giorni tremendi; bisognava resistere al passo di marcia impostoci dai nazisti e chi cadeva o si fermava per un breve riposo veniva subito ucciso. Resistetti. Non così fu per molti ebrei che, già fortemente minati nel fisico, non ce la fecero e quando cadevano stremati dallo sforzo i nazisti li uccidevano con un colpo di pistola alla nuca. Alcuni venivano lasciati cadaveri nei campi, altri venivano caricati sui carri che seguivano le colonne. Finalmente venne maggio. Il mattino del 9 decisero improvvisamente di lasciarci liberi. Era giunto il momento della libertà, ma le nostre condizioni erano disastrose. Assieme a cinque compagni obbligai alcuni tedeschi a consegnarci un carro e due cavalli e, con la guida di una carta geografica, puntammo verso Praga. Con un pezzo di stoffa rossa e un bastone ricavai una bandiera. Dopo due ore di marcia, finalmente ci incontrammo coi soldati sovietici, che, in colonna, andavano a completare l'occupazione della Cecoslovacchia. Fummo accolti come fratelli e poi, senza indugio, ci unimmo a loro e quando si entrava in una città liberata i soldati sovietici volevano che noi fossimo fra i primi. Furono quelle per noi ore indimenticabili: la gioia della libertà, dopo tutta una vita di schiavitù. Ricordo le accoglienze che avemmo in una cittadina chiamata Nachot. Fummo coperti dei fiori dei giardini e dei campi che quel radioso maggio aveva fatto fiorire in quella cittadina. Poi il ritorno a casa, rallentato da qualche difficoltà burocratica nella zona americana. Il 29 maggio ero coi partigiani, a Bolzano, e il 1° giugno, finalmente, nella mia casa a Minerbio.

Riconosciuto partigiano dall'apposita Commissione regionale, con ciclo operativo dal 9 settembre 1943 alla Liberazione.

NOTE:

(*) Sua testimonianza in: Luciano Bergonzini, La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, Bologna, ISB 1980, vol. V, pp. 802-804


FONTI A STAMPA E ARCHIVISTICHE:

– Dizionario biografico degli Antifascisti di Bologna e provincia

– Archivio ANED Bologna, pratiche vitalizio

Rif: LAVORATORE COATTO-3318



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