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DEPORTATO POLITICO

FOCHERINI ODOARDO

Nato il 6 giugno 1907 a Carpi (MO)
Residente a Carpi (MO)
Arrestato l'11 marzo 1944 a Carpi (MO)
Luoghi di detenzione: carcere di Bologna, campo di Fossoli, campo di Bolzano
Deportato a Flossenbuerg
Non è sopravvissuto alla deportazione
nessun numero assegnato

Focherini Odoardo, da Tobia e Maria Bertacchini, nato il 6 giugno 1907 a Carpi (MO). Coniugato con Marchesi Maria, divenne padre di sette figli tra il 1931 e il 1943.

In gioventù frequentò l'oratorio di don Armando Benatti e Zeno Saltini, e collaborò con l’Opera Realina fondata dal primo. Si inserì presto nell'Azione cattolica: fu segretario del circolo interparrocchiale di Carpi, poi della Federazione giovanile diocesana; creò il primo gruppo Scout a Carpi. Nello stesso anno iniziò a collaborare a «L'Aspirante», creato a Carpi dal gruppo di Azione cattolica, e a «L'Operaio Cattolico», il settimanale diocesano che difese, in quegli anni, «la posizione e gli ideali dei lavoratori cristiani». Fece inoltre parte di diverse associazioni cattoliche del territorio.

Dopo il servizio militare a Bologna, venne nominato, nel 1927, delegato diocesano dell'Associazione scautistica cattolica italiana (ASCI) e iniziò il servizio di cronaca locale per «L'Avvenire d'Italia», proprio in quell'anno ritornato nell'alveo ufficiale della Chiesa. Sostituì alla presidenza della Gioventù cattolica maschile diocesana Zeno Saltini, avviato al sacerdozio. Entrato nella giunta diocesana di Azione cattolica, nel 1928 tenne la segreteria del I Congresso Eucaristico Diocesano (ne organizzerà altri quattro negli anni successivi). Sposatosi nel 1930, continuò a svolgere, particolarmente seguito dal vescovo, il bolognese mons. Giovanni Battista Pranzini, un'intensa e multiforme attività nell'Azione cattolica diocesana. In particolare, operò per la diffusione della «buona stampa» e per la «giornata del quotidiano cattolico».

Nel 1934, lasciato il lavoro nella bottega paterna, venne assunto presso la Società di assicurazioni La Cattolica, di Verona (agenzia di Modena). Il 7 giugno l'assemblea diocesana lo elesse presidente degli Uomini cattolici. Due anni dopo assunse la presidenza dell'Azione cattolica diocesana, alla quale si unì il conferimento del cavalierato di S. Silvestro. In questa veste, nell'aprile 1939, venne nominato membro del consiglio d'amministrazione della società anonima L'Avvenire d'Italia. In seguito, i consiglieri gli conferirono il mandato di procuratore. Come tale, contribuì in misura determinante al rinnovamento tecnico e all'espansione della diffusione a livello nazionale del quotidiano cattolico bolognese.

Lo stretto sodalizio con Raimondo Manzini costituì l'inizio di un'altra attività: quella di procurare rifugio e assistenza agli ebrei. Nel 1942 mise in salvo due ebrei polacchi, affidati a Manzini dall'arcivescovo di Genova. Dal 1943 la preparazione dei viaggi verso la libertà, insieme con l'aiuto prestato ai prigionieri del campo di Fossoli, divenne un impegno incessante. Il suo principale collaboratore – don Dante Sala – ricorda che la loro rete portò alla salvezza circa un centinaio di persone. Ma secondo ulteriori testimonianza i salvati potrebbero essere in numero più elevato.

Dopo l'intenso lavoro compiuto per la ripresa de «L'Avvenire d'Italia» a seguito del bombardamento che distrusse la sede bolognese il 29 gennaio 1944, l’11 marzo 1944 venne arrestato a Carpi. Condotto a Bologna è incarcerato a San Giovanni in Monte dal 13 marzo 1944, con matricola 9861, a disposizione del «comando tedesco SS», ovvero della Gestapo. Subì due interrogatori di cui egli stesso ricorda il tono anticattolico. Resterà detenuto nel capoluogo emiliano per un periodo particolarmente lungo, che si concluderà solo il 5 luglio 1944, quando con un gruppo di detenuti politici sarà trasferito al campo di concentramento di Fossoli, dove riceverà la matricola 2506. Durante la sua permanenza forzata a Fossoli nascose Teresio Olivelli, che avrebbe dovuto essere fucilato il 12 luglio 1944.
Insieme anche a Franco Varini, sarà nell'ultimo gruppo di internati a lasciare il campo emiliano per quello sudtirolese di Bolzano-Gries, all'inizio di agosto, dove resterà fino al 5 settembre 1944, data della deportazione a Flossenbuerg.

All'arrivo, il 7 settembre, è immatricolato con il numero 21518. Sarà assegnato il 30 settembre al sottocampo di Hersbruck, il più grande, insieme a quello di Leitmeritz, fra i campi dipendenti, utilizzato per fornire mano d'opera destinata a consumarsi in poco tempo nel massacrante lavoro di scavo di un vasto sistema di gallerie dove avviare una produzione di motori aeronautici BMW.

Risulta deceduto il 27 dicembre 1944 ad Hersbruck a causa di una setticemia conseguente ad una ferita alla gamba. La notizia della sua morte raggiungerà la famiglia il 6 giugno 1945.

La comunità israelitica nel 1955 ha conferito alla sua memoria la medaglia d'oro, con la motivazione di aver salvato tante vite "prodigandosi attivamente ed instancabilmente per un lungo periodo a favore degli Ebrei, particolarmente per salvare quelli ricercati".
Nel 1969 il suo nome è stato iscritto assieme a quello dell'amico don Dante Sala, nell'Albo dei giusti tra le nazioni a Yad Vashem.
Nel 1996 la diocesi di Carpi ha avviato la causa di beatificazione, passata a Roma nel 1998.
Nel 2007 la Repubblica Italiana ha assegnato a Focherini la medaglia d'oro al Merito civile alla memoria. Le motivazioni: «Di elevatissime qualità umane e civili, nel corso dell'ultimo conflitto mondiale, con eroico coraggio e preclara virtù civica, promosse la costruzione di una struttura clandestina che diede ospitalità ed assistenza ad un gran numero di ebrei italiani e stranieri, riuscendo a salvarli dalla persecuzione nazista. Arrestato, veniva internato nel campo di concentramento di Fossoli e successivamente deportato nel campo di Hersbruck, dove moriva di stenti e di setticemia. Fulgido esempio di coerenza, di senso di abnegazione e di rigore morale fondato sui più alti valori cristiani e di umana solidarietà».
Il 4 aprile 2012 si è svolta a Carpi la cerimonia di beatificazione presieduta dal Cardinale Amato, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi.
I comuni modenesi di Carpi, Mirandola e San Possidonio, gli hanno intitolato una strada. I comuni di Carpi e Rumo (TN) gli hanno intitolato una scuola.

La numerosa corrispondenza che riuscì a far giungere clandestinamente dal carcere e dai campi di concentramento è riprodotta in: Lettere dalla prigionia e dai campi di concentramento (1944), a cura di Ulderico Parente, Maria Peri, Odoardo Semellini, Edb, Bologna 2014

Altri testi su Odoardo Focherini:
Giorgio Vecchio, Un Giusto fra le nazioni. Odoardo Focherini (1907-1944). Dall'Azione Cattolica ai lager, Edb, Bologna 2012
Giuseppe Bellodi, Più di così non si può amare. La vita di Odoardo Focherini raccontata ai ragazzi, Ave, 2013
Ilaria Vellani, Maria Peri, Francesco Manicardi, Odoardo Focherini. Il sorriso distintivo della santità, Ave, 2013
Olga Focherini, «Questo ascensore è vietato agli ebrei» I ricordi della figlia di Odoardo Focherini, giusto fra le nazioni e beato della Chiesa, a cura di Odoardo Semellini, Edb, Bologna 2015


FONTI A STAMPA E ARCHIVISTICHE:

– Mantelli-Tranfaglia, Il libro dei deportati, vol. I, ad nomen

– Dizionario biografico degli Antifascisti di Bologna e provincia, ad nomen

– Registri matricola del carcere di San Giovanni in Monte

FONTI DIGITALI:

– ITS Digital Archive, Arolsen Archives:

1.1.8.3, 01010803 029.485. Documentazione personale a Flossenbuerg.

https://collections.arolsen-archives.org/en/archive/1-1-8-3_01010803-029-485

1.1.8.1, 8090202. Trasferimenti da Flossenbuerg a sottocampi - lista trasf. a Hersbruck, 30.9.1944.

https://collections.arolsen-archives.org/en/document/10802538

Guida alla lettura della documentazione in Arolsen Archives

Rif: DEPORTATO POLITICO-2107



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