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EBREO DEPORTATO DA BOLOGNA

SPRITZMAN SIMON SAMUEL

Nato il 24 aprile 1904 a Chisinau (Bessarabia)
Residente a Parma (PR)
Arrestato nel febbraio 1944 a Parma (PR)
Luoghi di detenzione: carcere di Parma, campo di scipione, carcere di Bologna, Verona, campo di Bolzano
Deportato a Auschwitz, Gross-Rosen, Dachau da Bolzano
È sopravvissuto alla Shoah
nessun numero assegnato

Spritzman Simon Samuel, da Elia e Adelaide Faiman, nato il 24 aprile 1904 a Chisinau (in russo Kishinev), in Bessarabia, oggi Moldavia.

La vicenda biografica di Samuel Spritzman è particolarmente complessa e articolata, in quanto unisce al dramma della persecuzione razziale anche le conseguenze di un atteggiamento politico piuttosto radicale, sulla natura e sui dettagli del quale tuttavia permangono talune lacune. Per una più dettagliata trattazione si rimanda al testo pubblicato a cura del Museo Ebraico di Bologna nel 2006 e che raccoglie materiali provenienti dall'archivio del Museo Ebraico "Fausto Levi" di Soragna, utilizzati nell'allestimento della mostra che gli è stata dedicata nel capoluogo emiliano.

Alcune incertezze permangono anche sulla sua posizione riguardo la cittadinanza. Inizialmente è cittadino rumeno, poi dal 1939 questa gli è revocata e diventa apolide. In seguito ottiene un passaporto sovietico, rilasciatogli il 22 aprile 1941 ma scaduto il 22 ottobre dello stesso anno, per il quale dal campo di Corropoli in cui si trovava in quel momento, Spritzman chiede il rinnovo attraverso la legazione svedese a Roma.

Samuel Spritzman era figlio di un medico e apparteneva alla borghesia ebraica di Chisinau, che ospitava una importante comunità israelita. Frequentò il liceo di lingua russa, ma nel 1923 quando la Bessarabia divenne rumena, emigrò in Italia giungendo a Torino, dove si laureò in ingegneria. Fu dapprima assunto alla Riv, dove fu a capo dell'ufficio relazioni con l'URSS, poi dal 1937 fu impiegato a Milano alla Magneti Marelli. Costretto a seguito della emanazione delle leggi razziali a rientrare a Torino, dove aveva mantenuto al residenza, il 5 aprile 1939 fu definitivamente licenziato "per motivi razziali" (l'azienda nel dopoguerra gli riconoscerà una donazione per consentirgli di curarei le conseguenze della deportazione). Inizia così un periodo di crescenti difficoltà e vessazioni che si concluderanno con la sua deportazione.

Nel giugno del 1940 è arrestato e incarcerato a Parma, in qualità di ebreo straniero, e successivamente confinato a Nepi (VT) in internamento libero dal 10 luglio al 3 dicembre dello stesso anno. Da Nepi riesce ad andarsene in seguito alle pressioni dell'ambasciata sovietica che lo assume alcuni mesi come impiegato a Roma, fino all'attacco tedesco del 21 giugno 1941. Dopo essere stato nascosto alcuni giorni nell'ambasciata stessa è arrestato il 27 giugno 1941 e incarcerato a Regina Coeli.

È poi internato nel campo di concentramento di Corropoli (TE), utilizzato più che altro per prigionieri politici, ma da dove, in considerazione delle gravi condizioni di salute e di un intervento operatorio, grazie all'interessamento del Vaticano, nel marzo del 1942 è trasferito in "internamento libero" a Parma.

Dopo l'8 settembre, è nuovamente arrestato su espressa richiesta tedesca e di nuovo incarcerato a San Francesco, prima di essere inviato il 18 novembre 1943 al campo di concentramento di Scipione, presso Salsomaggiore (PR).

Mentre si trova in questo campo il 15 gennaio 1944 è interrogato dalle SS, che lo sospettano di un possibile contatto con i servizi segreti sovietici della NKVD, in ragione della precedente collaborazione presso l'ambasciata sovietica. In attesa di ulteriori accertamenti, gli offrono di collaborare come tecnico allo sforzo bellico tedesco - racconterà Spritzman più tardi - ricevendo il suo rifiuto sdegnato, poiché secondo il proprio punto di vista "le persone nelle sue condizioni politiche, sociali e nazionali che accettavano di collaborare non potevano che essere dei traditori, vigliacchi e criminali". Alla minaccia dei tedeschi di impiegarlo ugualmente contro la sua volontà Spritzman avrebbe risposto che in tal caso "il sabotaggio sarebbe stata una giusta e naturale azione nei riguardi dell'Asse e delle sue organizzazioni tecniche".

In febbraio è trasferito a Bologna, dove dal giorno 22 è incarcerato a San Giovanni in Monte, dove è registrato con matricola 9553, con il mestiere di ingegnere meccanico, a disposizione del «comando tedesco SS», ovvero l'Aussenkommando Bologna della Sipo-SD. Secondo una testimonianza rilasciata nel 2004 dalla vedova di Spritzman, gli interrogatori subiti dalla Gestapo a Bologna lo ridussero in pessime condizioni. Di quel periodo ci resta uno schizzo eseguito da Spritzman in cui è rappresentata la sua cella.

Resterà recluso nel carcere del capoluogo emiliano fino al 29 aprile 1944, quando risulta in uscita per essere «trasferito altrove».

Nuova destinazione saranno le carceri tedesche del Forte di San Leonardo e San Mattia a Verona, dove è impiegato insieme ad altri prigionieri nello scavo per il recupero di bombe inesplose tra Verona, Mantova, Piadena e Cremona.

Successivamente è internato nel campo di concentramento di Bolzano-Gries, dove è utilizzato nel campo esterno di Merano e in quello di Certosa, in Val Senales, dove le SS concentravano in alcune baracche le merci pregiate sequestrate in Italia.

Il 24 ottobre 1944 è deportato ad Auschwitz, con un trasporto di meno di duecento persone. All'arrivo, il giorno 28 ottobre, sono in 59 a superare la selezione. Secondo Spritzman gli altri, essendo troppo pochi per la camera gas, saranno uccisi a colpi di arma da fuoco.

Lui riceve la matricola B-13735, ed è assegnato a Birkenau, al famigerato "block 11", dove la Gestapo concentrava i detenuti politici oggetto di ulteriori interrogatori e torture.

Sopravvive e nel dicembre 1944 è trasferito, dopo una tappa al carcere di Breslavia, al lager slesiano di Gross-Rosen, dove riceve la matricola J 91639, e da dove in seguito è inviato a Dachau, assegnato al sottocampo di Landshut .

Qui sarà liberato all'arrivo dell'armata americana.

Non si è potuto però trovare riscontro alla sua presenza in questi due lager nella documentazione degli Arolsen Archives.

Rientrerà in Italia alla fine dell'agosto 1945. Nel 1951 si trasferirà negli Stati Uniti, dove otterrà la cittadinanza nel 1956. Nel 1972 andato in pensione si stabilì a Parma, dove è deceduto nel 1982, dopo varie e gravi malattie conseguenza dei maltrattamenti subiti nel periodo bellico. È sepolto nel locale cimitero ebraico.


FONTI A STAMPA E ARCHIVISTICHE:

– Picciotto, Il libro della memoria, ad nomen

– Registri matricola del carcere di San Giovanni in Monte

– Franco Bonilauri, Vincenza Maugeri (a cura di), Simone Samuele Spritzman, un ebreo sopravvissuto ad Auschwitz, da Kishinev a Parma, De Luca, Roma 2006

FONTI DIGITALI:

– CDEC DIGITAL LIBRARY:

Scheda biografica di Spritzman Simon Samuel.

http://digital-library.cdec.it/cdec-web/persone/detail/person-7697/spritzman-simon-samuele.html

Rif: EBREO DEPORTATO DA BOLOGNA-1226



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