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FUCILATO AL POLIGONO

BIANCONCINI ALESSANDRO

Nato il 7 agosto 1909 a Imola (BO)
Residente a Imola (BO)
Arrestato il 9 gennaio 1944 a Imola (BO)
Luoghi di detenzione: carcere di Imola, carcere di Bologna
Fucilato il 27 gennaio 1944 al Poligono di tiro
nessun numero assegnato

Bianconcini Alessandro, da Ugo e Lucia Bacchilega, nato il 7 agosto 1909 a Imola (BO). Professore di violoncello, diplomatosi alla scuola musicale Baroncini di Imola, fu detto il «Professore».

Schedato nel Casellario Politico Centrale come comunista tra il 1935 e il 1944, con l'annotazione di confinato, iscritto alla Rubrica di frontiera.

Il Dizionario biografico degli Antifascisti di Bologna e provincia riporta le seguenti note.

Nel 1929 si iscrisse al PCI e si diede a svolgere attività antifascista clandestina tra i giovani lavoratori. Divenne segretario della Gioventù comunista imolese. Per sfuggire a rappresaglie fasciste, nel settembre 1935 emigrò in Francia. Qui svolse attività nelle organizzazioni antifasciste del Fronte popolare e del Soccorso rosso internazionale. Nell'ottobre 1936 accorse volontario in Spagna a combattere nelle fila della 12a brigata Garibaldi, dove ebbe il grado di sergente. Nel novembre venne gravemente ferito nella battaglia di Pozuelo. Nel dicembre un suo discorso di saluto ai compagni imolesi venne trasmesso da radio Barcellona. Dopo alcuni mesi di ospedale in terra di Spagna, nell'aprile 1937 rientrò in Francia per la continuazione delle cure necessarie. Diede attività nel Comitato di aiuto alla Spagna. Nel gennaio 1939 venne ricoverato nel sanatorio di Fontainbleau (Parigi) e, un anno dopo, dimesso dal sanatorio. Nel febbraio, venne arrestato e scontò un mese di duro carcere. Il 24 dicembre 1941 fu nuovamente arrestato dalla polizia tedesca di occupazione e rinchiuso per 7 mesi nel carcere di La Tourel (Parigi). Nel luglio 1942, tradotto in Italia, venne rinchiuso nel carcere di Susa (TO) e poi in quello di S. Giovanni in Monte (Bologna), dove subì vessazioni e torture. Nel settembre successivo gli furono inflitti 5 anni di confino e fu tradotto nell'isola di Ventotene (LT), dove cadde gravemente ammalato. Si sposò il 15 maggio 1943 con Adelfa Rondelli. Caduto Mussolini, fu liberato il 23 agosto 1943. Tornò a Imola, dove partecipò alla ricostruzione della sezione del PCI e di altri organismi antifascisti. Dopo l'8 settembre 1943 fu tra i primi organizzatori della Resistenza ai nazifascisti, prima nella Guardia nazionale, poi nei GAP.

Catturato dalle brigate nere a Imola, è incarcerato il 9 gennaio 1944 nella Rocca.

Mentre si trova detenuto, tre gappisti bolognesi uccidono il 26 gennaio 1944 in un agguato il federale Eugenio Facchini, riuscendo poi a fuggire. Immediatamente a scopo di rappresaglia sono scelti dieci antifascisti tra quelli già incarcerati a Bologna e Imola, che sono sottoposti ad un sommario giudizio da parte di un "tribunale speciale di guerra" costituito appositamente. Sono emesse condanne a morte carico di Alessandro Bianconcini, Ezio Cesarini, Alfredo e Romeo Bartolini, Cesare Budini, Francesco D'Agostino, Silvio Bonfigli, Zosimo Marinelli e Luigi Missoni (la cui pena fu poi commutata in 30 anni di prigione); Sante Contoli fu condannato a 30 anni di reclusione e più tardi deportato a Mauthausen.

Questa la motivazione ufficiale delle condanne: «Per avere dal 25 luglio 1943 in poi, in territorio del Comando militare regionale, con scritti e con parole, con particolari atteggiamenti consapevoli e volontarie omissioni e con atti idonei ad eccitare gli animi, alimentato in conseguenza l'atmosfera del disordine e della rivolta e determinato gli autori materiali dell'omicidio a compiere il delitto allo scopo di sopprimere nella persona del Caduto [il federale Facchini] il difensore della causa che si combatte per l'indipendenza e l'unità della patria».

Bianconcini, che risulta immatricolato a San Giovanni in Monte il 26 gennaio 1944 con la matricola 9288 a disposizione dell'Ufficio politico della Questura di Bologna, è scarcerato «per ritiro» nella stessa data per essere condotto alla fucilazione al Poligono di tiro cittadino il 27 gennaio 1944 con gli altri sette. Nel corso del trasferimento al luogo di esecuzione ci sarà un tentativo di fuga del gruppo dei condannati, nel corso del quale uno dei Bartolini riuscì a ferire ad una coscia il fascista Renato Tartarotti, che comandava la scorta.

In suo onore, nell'agosto 1944, quella che era stata la 4a brigata Garibaldi, operante sulle montagne imolesi, assunse il nome di 36a brigata Garibaldi «Bianconcini». Riconosciuto partigiano dalla apposita Commissione regionale, con ciclo operativo dall'1 ottobre 1943 al 27 gennaio 1944. Il suo nome è stato dato a una strada di Imola


FONTI PRINCIPALI:

- Dizionario biografico degli Antifascisti di Bologna e provincia

- Registri matricola del carcere di San Giovanni in Monte

Rif: FUCILATO AL POLIGONO-4219



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