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FUCILATO A SABBIUNO DI PADERNO

ALBERTI GINO

Nato il 3 novembre 1920 a San Giovanni in Persiceto (BO)
Residente a San Giovanni in Persiceto (BO)
Arrestato il 5 dicembre 1944 a San Giovanni in Persiceto (BO)
Luoghi di detenzione: carcere di Bologna
Fucilato il 14 dicembre 1944 a Sabbiuno di Paderno
nessun numero assegnato

Alberti Gino, da Riccardo e Maria Manfredi, nato il 3 novembre 1920 a San Giovanni in Persiceto (BO); lì residente nella frazione di Amola, in via Pioppe n. 2. Licenza elementare. Bracciante.

Prestò servizio militare in fanteria dal 12 marzo 1940 all'8 settembre 1943.

La casa colonica della sua famiglia fu utilizzata come base partigiana e nascondiglio di armi.

Fu attivo a San Giovanni in Persiceto nel battaglione «Marzocchi» della 63a brigata Garibaldi «Bolero», partecipando a numerose azioni, nel corso delle quali rimase anche ferito.

Racconterà il padre Riccardo (*):

"Ricordo che una notte si alzò e uscì in bicicletta. Subito dopo rientrò e nel frattempo udimmo una fortissima esplosione. Egli mi guardò e si mise a ridere. Io gli dissi: « « Hai fatto saltare la ferrovia ». Tornò a letto ridendo, soddisfatto. Un'azione rischiosa fu quella del blocco stradale al ponte Valbona, sulla Crevalcorese, per recuperare armi e un automezzo che occorreva per andare a Bologna. In quell'occasione incontrammo la resistenza dei tedeschi che erano in una macchina. Nella sparatoria egli rimase ferito alle braccia e a un piede. Venne portato in una base in via Bergnana, dai Forni, vicino alla fattoria di Dal Rio e subito dopo verso San Giacomo del Martignone, in una base partigiana, dove venne curato e guarito da Vincenzino, nipote di Don Manete Tomesani. Poi venne inviato in convalescenza in una base della nostra zona (da Giuseppe Landi in via Paradiso) e quindi, pienamente ristabilito, tornò a casa e all'attività operativa partigiana."

È arrestato insieme al genitore nella propria abitazione il 5 dicembre 1944 nel corso del grande rastrellamento che in quei giorni investe la pianura tra San Giovanni in Persiceto, Amola e Anzola dell'Emilia. Ricorderà ancora il padre:

"Erano le quattro del mattino quando arrivarono. Io andai alla finestra. Dissero: « O aprite o buttiamo giù la porta ». Scesi, aprii ed entrarono. C'erano anche Hans e Fred [due soldati tedeschi che prima disertarono e si unirono ai partigiani della zona, poi divennero delatori]. Prelevarono me e Gino così com'era, a letto. Gli dissero: « Tu essere partigiano » ed egli rispose « Sì, essere partigiano e me ne vanto ». Ci presero tutto il pane che avevamo e poi tutti e due ci portarono in casa di Danio Manganelli, dove prelevarono diversi della famiglia. Per primo portarono via mio figlio Gino, che era quasi svestito e senza scarpe (gliene diedero un paio del fornaio) e Gino Manganelli: erano stati indicati come partigiani dai due tedeschi Hans e Fred. Io, Danio Manganelli e i suoi figli, Augusto, Giovanni e Giorgio, fummo incolonnati e avviati direttamente alla chiesa di Amola. Da qui ci portarono nel teatro di Sant'Agata con un camioncino. Dopo il confronto con Hans e Fred rimanemmo in un buon numero, benché la maggior parte fosse stata rilasciata. Ci tennero per due giorni e due notti legati e senza mangiare. Poi ci portarono a Bologna".

Giunto in città è dapprima detenuto nelle celle del comando della Gestapo, ovvero l'Aussenkommando Bologna della Sipo-SD in via Santa Chiara 6/3, per essere interrogato, poi dal 9 dicembre 1944 è incarcerato a San Giovanni in Monte, con matricola 12516, a disposizione del «comando tedesco SS».

Sui registri-matricola risulta rilasciato dal carcere il 14 dicembre 1944 e consegnato a «ufficiale tedesco SS» con altri 36 detenuti. Saranno condotti in collina a Sabbiuno di Paderno e fucilati da militi SS. I loro corpi verranno fatti rotolare in fondo al calanco.

Una seconda esecuzione avverrà nello stesso luogo con analoghe modalità il successivo 23 dicembre coinvolgendo altri 21 prigionieri prelevati dal carcere.

L'eccidio sarà scoperto solo nell'agosto 1945; tra le salme faticosamente recuperate e portate in Certosa sarà riconosciuta anche la sua.

L'apposita Commissione regionale lo ha riconosciuto partigiano, con ciclo operativo dall'1 novembre 1943 al 14 dicembre 1944.

È ricordato nel Sacrario in piazza Nettuno a Bologna e nel monumento di Sabbiuno.

NOTE:

(*) Riccardo Alberti, testimonianza in Luciano Bergonzini, La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, Bologna, ISB 1980, vol. V, pp. 771-772.


FONTI PRINCIPALI:

- Registri matricola del carcere di San Giovanni in Monte

- Dizionario biografico degli Antifascisti di Bologna e provincia

ALTRE FONTI:

- Alberto Preti, Sabbiuno di Paderno, Dicembre 1944, Bologna, University Press Bologna, 1994

Rif: FUCILATO A SABBIUNO DI PADERNO-4063



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